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Un racconto di Natale: Il Tesoro dei Poveri di Gabriele D’Annunzio

A Christmas Tale: The Treasure of the Poor by Gabriele D’Annunzio

(English follows)

Ascolta la storia:

Racconta un poeta:
C’era una volta non so più in quale terra una coppia di poverelli.
Ed erano, questi due poverelli, così miseri che non possedevano nulla, ma proprio nulla di nulla.
Non avevano pane da metter nella madia, né madia da mettervi pane.
Non avevano casa per mettervi una madia, né campo per fabbricarvi casa.
Se avesser posseduto un campo, anche grande quanto un fazzoletto, avrebbero potuto guadagnare tanto da fabbricarvi casa.
Se avessero avuto casa, avrebbero potuto mettervi la madia.
E se avessero avuto la madia, è certo che in un modo o in un altro, in un angolo o in una fenditura, avrebber potuto trovare un pezzo di pane o almeno una briciola.
Ma, non avendo né campo, né casa, né madia, né pane, erano in verità assai tapini.
Ma non tanto del pane lamentavano la mancanza quanto della casa.
Del pane ne avevano a bastanza per elemosina, e qualche volta avevan anche un po’ di companatico e qualche volta anche un sorso di vino.
Ma i poveretti avrebber preferito rimaner sempre a digiuno e possedere una casa dove accendere qualche ramo secco o ragionar placidamente d’innanzi alla brace.
Quel che v’ha di meglio al mondo, in verità, a preferenza anche del mangiare, è posseder quattro mura per ricoverarsi. Senza le sue quattro mura l’uomo è come una bestia errante.
E i due poverelli si sentirono più miseri che mai, in una sera triste della vigilia di Natale, triste soltanto per loro, perché tutti li altri in quella sera hanno il fuoco nel camino e le scarpe quasi affondate nella cenere.
Come si lamentavano e tremavano su la via maestra, nella notte buja, s’imbatterono in un gatto che faceva un miagolìo roco e dolce.
Era in verità un gatto misero assai, misero quanto loro, poiché non aveva che la pelle su le ossa e pochissimi peli su la pelle.
S’egli avesse avuto molti peli su la pelle, certo la sua pelle sarebbe stata in miglior condizione.
Se la sua pelle fosse stata in condizion migliore, certo non avrebbe aderito così strettamente alle ossa.
E s’egli non avesse avuta la pelle aderente alle ossa, certo sarebbe stato egli forte abbastanza per pigliar topi e per non rimaner così magro.
Ma, non avendo peli ed avendo in vece la pelle su l’ossa, egli era in verità un gatto assai meschinello.
I poverelli son buoni e s’aiutan fra loro.
I due nostri dunque raccolsero il gatto e né pure pensarono a mangiarselo; ché anzi gli diedero un po’ di lardo che avevano avuto per elemosina.
Il gatto, com’ebbe mangiato, si mise a camminare d’innanzi a loro e li condusse in una vecchia capanna abbandonata.
C’eran là due sgabelli e un focolare, che un raggio di luna illuminò un istante e poi sparve.
Ed anche il gatto sparve col raggio di luna, cosicché i due poverelli si trovaron seduti nelle tenebre, d’innanzi al nero focolare che l’assenza del fuoco rendeva ancor più nero.
– Ah! – dissero – se avessimo a pena un tizzone! Fa tanto freddo! E sarebbe tanto dolce scaldarsi un poco e raccontare favole!
Ma, ohimè, non c’era fuoco nel focolare poiché essi erano miseri, in verità miseri assai.
D’un tratto due carboni si accesero in fondo al camino, due bei carboni gialli come l’oro.
E il vecchio si fregò le mani, in segno di gioia, dicendo alla sua donna:
– Senti che buon caldo?
– Sento, sento – rispose la vecchia.
E distese le palme aperte innanzi al fuoco.
– Soffiaci sopra – ella soggiunse. La brace farà la fiamma.
– No – disse l’uomo – si consumerebbe troppo presto.
E si misero a ragionare del tempo passato, senza tristezza, poiché si sentivano tutti ringagliarditi dalla vista dei due tizzoni lucenti.
I poverelli si contentan di poco e son più felici. I nostri due si rallegrarono, fin nell’intimo cuore, del bel dono di Gesù Bambino, e resero fervide grazie al Bambino Gesù.
Tutta la notte continuarono a favoleggiare scaldandosi, sicuri omai d’essere protetti dal Bambino Gesù, poiché i due carboni brillavan sempre come due monete nuove e non si consumavano mai.
E, quando venne l’alba, i due poverelli che avevano avuto caldo ed agio tutta la notte, videro in fondo al camino il povero gatto che li guardava da’ suoi grandi occhi d’oro.
Ed essi non ad altro fuoco s’erano scaldati che al baglior di quelli occhi.
E il gatto disse:
– Il tesoro dei poveri è l’illusione.


Prima pubblicazione in «La Tribuna», 22 dicembre 1887, rubrica Favole di Natale, testo siglato dal
Duca Minimo.
Trascrizione da Gabriele D’Annunzio, Il tesoro dei poveri, in Gabriele D’Annunzio, Tutte le
novelle, a cura di Annamaria Andreoli e Marina De Marco, Milano, Mondadori, 1992, pp. 702-704.


English version “The Treasure of the Poor”

A poet says:
Once upon a time, I don’t know which land anymore, there lived a poor couple.
And these two poor people were so miserable that they owned nothing, absolutely nothing at all.
They had no bread to put in the cupboard, nor a cupboard to put bread in.
They had no house to put a cupboard in, nor field to build a house.
If they had owned a field, even the size of a handkerchief, they could have made money enough to build a house there.
If they had a house, they could have put the cupboard there.
And if they had had the cupboard, it is certain that in one way or another, in a corner or in a crack, they could have found a piece of bread or at least a crumb.
But, having neither field, nor house, nor cupboard, nor bread, they were in truth very miserable.
But they didn’t complain about the lack of bread so much as of the house.
They had enough bread for alms, and sometimes they even had a bit of bread
and sometimes even a sip of wine.
But these poor people would have preferred to always remain without food and have a house to light up a few dry branches or calmly talk in front of the embers.
What is best in the world, in truth, even better than eating, is to have four
walls for shelter. Without his four walls man is like a wandering beast.
And these two poor people felt more miserable than ever, on a sad evening on Christmas Eve, sad only for them, because all the others that evening have a fire in the fireplace and shoes almost sinking in the ash.
While they were moaning and trembling on the main road, in the dark night, they came across a cat that made a hoarse and sweet meow.
It was in truth a very miserable cat, as miserable as them, since it had only the skin on its bones and very few hairs on the skin.
If it had had a lot of hair on its skin, its skin would certainly have been in better condition.
If its skin had been in better condition, it certainly wouldn’t have clung so tightly to the bone.
And if it hadn’t had skin adhering to its bones, it certainly would have been strong enough to catching mice and so as not to remain so thin.
But, having no hair and instead having skin on its bones, it was in truth very much a petty cat.
Poor people are good and help each other.
So our the picked up the cat and didn’t even think about eating it; because in fact they gave it a some lard that they had received for alms.
The cat, as soon as it had eaten, began to walk in front of them and led them to an old abandoned hut.
There were two stools there and a hearth, which a ray of moonlight illuminated for an instant and then disappeared.
And even the cat disappeared with the moonbeam, so that the two poor people found themselves sitting in the darkness, in front of the black hearth which the absence of fire made even blacker.
– Ah! – they said – if only we had a piece of coal! It’s very cold! And it would be so sweet to warm up a little and tell fairy tales!
But, alas, there was no fire in the hearth because they were miserable, very miserable indeed.
Suddenly two coals lit up at the bottom of the fireplace, two beautiful coals as yellow as gold.
And the old man rubbed his hands, as a sign of joy, saying to the woman:
– Do you feel that good heat?
– I feel it, I feel it – replied the old woman.
And she spread her open palms before the fire.
“Blow on it,” she added. Its embers will make the flame.
– No – said the man – it would wear out too soon.
And they began to talk about the past time, without sadness, because they all felt refreshed from the sight of the two shining embers.
The poor are content with little and are happier. Our two rejoiced, even to their hearts, of the beautiful gift of Baby Jesus, and gave fervent thanks to Baby Jesus.
All night they continued to tell stories while warming themselves, now sure of being protected by the Child Jesus, because the two coals always shone like two new coins and were never consumed.
And, when dawn came, the two poor people who had been warm and comfortable all night, saw at the bottom of the fireplace the poor cat who looked at them with his big golden eyes.
And they had warmed themselves with no other fire than the gleam of those eyes.
And the cat said:
– The treasure of the poor is illusion.

First publication in «La Tribuna», 22 December 1887, Christmas Fairy Tales column, text signed by Duke Minimus.
Transcription from Gabriele D’Annunzio, The treasure of the poor, in Gabriele D’Annunzio, Tutti le novelle, edited by Annamaria Andreoli and Marina De Marco, Milan, Mondadori, 1992, pp. 702-704.


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Michela Murgia: tenace scrittrice e attivista italiana

Michela Murgia: tenacious Italian writer and activist

(English follows)

Il mondo della cultura è in lutto. Alcuni giorni fa è venuta a mancare Michela Murgia, una scrittrice e attivista italiana nota per i suoi lavori su temi sociali, culturali e politici. È stata coinvolta in varie cause politiche e sociali in Italia contro la discriminazione delle donne, dei precari, della diversità, dei più deboli. Ha scritto molto su questioni relative al femminismo, all’immigrazione e ai diritti umani, tra gli altri. È considerata una delle voci più importanti della letteratura italiana contemporanea e ha vinto numerosi premi per i suoi contributi nel campo.

Nata il 3 ottobre 1972 a Cabras, un piccolo paese della Sardegna, ha pubblicato numerosi libri, saggi e articoli, sia in Italia che all’estero. Una delle sue opere più famose è il romanzo “Accabadora”, pubblicato nel 2009 e vincitore di premi letterari. Il libro racconta la storia di una donna di nome Bonaria Urrai, conosciuta nel suo paese come “Accabadora”, una figura tradizionale della società sarda che assisteva le persone nei loro momenti morenti.

Murgia era anche grande amica e sostenitrice di Roberto Saviano, scrittore e attivista anitmafia, autore di “Gomorra”, che di recente è costretto a difendersi nel processo per diffamazione contro la prima ministra Giorgia Meloni e altri politici di destra.

Sia Murgia che Saviano e altri intellettuali italiani si sono assunti il duro compito di criticare e prendere posizioni difficili contro “il potere”. Insieme hanno affrontato con determinazione e coraggio le infamie dei giornali e dei più forti senza mai tirarsi indietro. Murgia è stata tenace anche nei confronti della malattia scegliendo il sorriso alla disperazione continuando a far sentire la sua voce su questioni politiche e sociali fino all’ultimo.

Anche i suoi funerali, come dice Saviano, sono stati “Un atto politico: non nascondere niente e far stare insieme tutti coloro che hanno creduto nel suo ideale politico.”

La lotta di Michela Murgia continua attraverso i suoi libri e attraverso tutte le persone che ha ispirato con le sue parole e i suoi gesti. Lotteremo sempre e comunque per la libertà di espressione. Ciao, Michela.

Le frasi tratte dai libri di Michela Murgia

Da queste frasi è facile comprendere il pensiero di Michela Murgia.

Il mondo deve sapere

  • L’obiettivo raggiunto di oggi è la base di partenza per quello di domani.
  • Perché alla fine ha ragione Stephen King, l’orrore è nel quotidiano, non è nel mostro che viene dallo spazio, è nella tazzina di caffè che non hai bevuto perché ha squillato il telefono.
  • Fai in modo che il tuo sogno incontri le opportunità. Ma ricorda che l’opportunità lasciata passare non è mai persa… verrà trovata da qualcun altro.

Accabadora

  • Nell’ora della debolezza alcuni preferiscono diventare credenti piuttosto che forti.
  • Come gli occhi della civetta, ci sono pensieri che non sopportano la luce piena. Non possono nascere che di notte, dove la loro funzione è la stessa della luna, necessaria a smuovere maree di senso in qualche invisibile altrove dell’anima.
  • Gli appezzamenti piccoli e irregolari raccontavano di famiglie con troppi figli e nessuna intesa, frantumate in una miriade di confini fatti a muretto a secco, in basalto nero, ciascuno con il suo astio a tenerlo su.

Ave Mary

  • Invece di accrescere l’autorevolezza, l’età avanzata colloca infatti le donne in una posizione di ulteriore fragilità, perché all’abbassamento del parametro estetico si accompagna anche lo svilimento pubblico della capacità intellettuale, qualora fosse stata prima riconosciuta.
  • A lungo mi sono chiesta come fosse possibile che persone intelligenti, il più delle volte colte, spesso autonome economicamente, accettassero di essere oggetto di violenza all’interno della propria relazione. Adesso so che contano l’educazione femminile, frutto di secoli di addestramento alla subordinazione, e anche la parallela formazione maschile, imbevuta di proiezioni dominanti e possessive.
  • Finché la volontà dell’uomo continuerà a essere l’unica fonte di diritto, la volontà delle donne sarà costretta a porsi come elemento di conflitto.

L’incontro

  • Come si è nati è una di quelle cose che bisogna farsi spiegare piú volte, e dev’essere per questo che dopo, per tutta la loro vita, molti adulti cercano di liberarsi dalle parentele casuali affermandone altre decise da sé con puri atti di volontà. Testimoni di matrimonio vengono assunti come fratelli.
  • Cosí li senti davvero certi adulti nei bar, uomini fatti e disfatti mille volte dalla vita, vantarsi an- cora tra di loro dei legami nella strada dell’infanzia – abbiamo fatto il gioco insieme – come di un parto condiviso.
  • Benedetto sempre sia il rispetto per la carne della nostra carne, ma la strada e l’averci giocato insieme offre ai bambini una più alta dimensione di parentela, che nemmeno da adulti sarà mai dimenticata.

Chirú

  • Non capiva perché le persone passassero tutta la vita a cercare di essere piú speciali degli altri: se solo avessero immaginato cosa significava essere diversi in un posto in cui essere diversi voleva dire essere soli, ciascuno si sarebbe accontentato di sé stesso.
  • Nessuno può sapere quanto rumore fa una certezza che si rompe.
  • Bisogna essere molto attenti per riconoscere nei gesti altrui il suono sordo della ceramica scheggiata. Io non lo ero.
  • Temo con ogni fibra quel tipo di persona che è pronta a scambiare per pensiero il moto casuale di tutto quello che gli passa per la testa e chiama sincerità l’incapacità di controllarlo.

Futuro interiore

  • Chi non ha risposte si salverà forse con una domanda, se saprà sceglierla bene.
  • Non ci sono colpe del passato né pesi nel presente che possano esimerci dal prenderci la responsabilità di sognare il futuro.
  • Chi nasce nella bellezza crescerà convinto di meritarsi un mondo bello e sarà difficile persuaderlo ad accontentarsi di qualcosa di meno. 

Istruzioni per diventare fascisti

  • Il rischio è dire: se tutto è fascismo, niente lo è. Non è così. Non tutto è fascismo, ma il fascismo ha la fantastica capacità, se non vigiliamo costantemente, di contaminare tutto.
  • Una democrazia giovane, specialmente se nata da una guerra o da una rivoluzione civile, sarà molto reattiva al fascismo, ma una democrazia – poniamo caso – con addosso una settantina d’anni avrà perso gran parte della memoria iniziale di sé e avrà seppellito i testimoni oculari che con i loro racconti reggevano la sua retorica.
  • Se il gioco è carnefici contro vittime, è un gioco perso: nessuno vuole passare per lo stronzo che chiude la porta di casa mentre fuori si muore di fame. Se invece tutti sono vittime allora le fragilità ci mettono sullo stesso piano e nessuno ha obblighi verso gli altri.
  • Il problema è stabilire chi non è in parte coinvolto nella legittimazione del fascismo come metodo, cioè quanto fascismo c’è in quelli che si credono antifascisti.

Noi siamo tempesta

  • Se la vita ti porta via qualcosa e ti rende fragile, non è la forza dell’altro che ti serve, ma sapere che la tua debolezza è accolta e capita, che nessuno la teme o la sfugge.
  • Impara più cose che puoi: solo gli insetti si specializzano. Sei un insetto tu?
  • E se a cambiare fossero le storie che ci insegnano da bambini? Se anziché farli addormentare sognandosi soli contro il mondo e l’uno contro l’altro dessimo loro avventure dove diventare potenti insieme?
  • Gli uomini spesso scambiano l’ambizione con la speranza. L’ambizione è il desiderio che le cose che fai si realizzino così come le vuoi; la speranza è la certezza che fare quelle cose abbia un senso comunque, indipendentemente da come finiranno, perché ci sono cose che vanno fatte solo perché è giusto e necessario.

Stai zitta

  • La donna socialmente gradita è una donna silenziosa, che diletta con qualunque arte, tranne quella oratoria.
  • In ogni ambito ci sono uomini mediocri e uomini eccellenti; solo che quando un uomo sbaglia è colpa sua, mentre quando sbaglia una donna, sono tutte le donne a essere incluse nel suo fallimento.
  • Il problema non è quanta pelle si veda del corpo di una donna, ma quanto lo sguardo maschile sia formato culturalmente a sessualizzare ogni centimetro che ne scorge. Se hai la testa a forma di fucile, tutto quello che vedi ti sembra un bersaglio, ed evidentemente la testa a forma di fucile, in questo Paese, ce l’avevano e continua ad avercela ancora in parecchi.
  • L’idea che l’esperienza del materno debba rendere piú umane le donne eccellenti ha come contraltare il fatto che le donne che scelgono di non essere madri sono invece raccontate o sottintese come creature disumane, mancanti della parte piú realizzata della loro essenza.
  • Le donne italiane, che sono tra le europee quelle che subiscono il maggior dislivello nella distribuzione del carico di lavoro familiare nella coppia, se vivono anche la dimensione della carriera svolgono di fatto due lavori, uno dei quali non retribuito, con il relativo carico mentale. In questa carambola di energie disperse si inserisce la terrificante leggenda del cervello femminile multitasking, che aggiunge ulteriori pretese di performatività.

Tre ciotole

  • Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.
  • Agli uomini di quanto sei brava a cavartela non importa niente, ti preferiscono quando hai bisogno di loro.”

English version

The world of culture is in mourning. A few days ago, Michela Murgia, an Italian writer and activist known for her work on social, cultural and political issues, passed away. She has been involved in various political and social causes in Italy against the discrimination of women, precarious workers, diversity, the most vulnerable. She has written extensively on issues related to feminism, immigration and human rights, among others. She is considered one of the most important voices in contemporary Italian literature and has won numerous awards for her contributions in the field.

She was born on October 3, 1972 in Cabras, a small town in Sardinia, she has published numerous books, essays and articles, both in Italy and abroad. One of her most famous works is the novel “Accabadora”, published in 2009 and winner of literary awards. The book tells the story of a woman named Bonaria Urrai, known in her country as “Accabadora”, a traditional figure of Sardinian society who assisted people in their dying moments.

Murgia was also a great friend and supporter of Roberto Saviano, writer and anti-mafia activist, author of “Gomorrah”, who has recently been forced to defend himself in the libel trial against Prime Minister Giorgia Meloni and other right-wing politicians.

Both Murgia and Saviano and other Italian intellectuals took on the hard task of criticizing and taking difficult positions against “power”. Together they faced the infamy of the newspapers and the powerful with determination and courage without ever backing down. Murgia was also tenacious towards her disease, choosing a smile over desperation, continuing to make her voice heard on political and social issues right up to the end.

Even her funeral, as Saviano says, was “A political act: not hiding anything and bringing together all those who believed in her political ideal.”
Michela Murgia’s struggle continues through her books and through all the people she has inspired with her words and gestures. We will always fight for freedom of expression. Ciao, Michela.

Phrases taken from Michela Murgia’s books
From these sentences it is easy to understand the thought of Michela Murgia.

Il mondo deve sapere /The world must know
– Today’s goal achieved is the starting point for tomorrow’s.

– Because in the end Stephen King is right, horror is in everyday life, it’s not in the monster that comes from space, it’s in the cup of coffee you didn’t drink because the phone rang.

– Make your dream meet opportunity. But remember that opportunity let pass is never lost… it will be found by someone else.

Accabadora
-In the hour of weakness some prefer to become believers rather than strong.

-Like the owl’s eyes, there are thoughts that can’t stand full light. They can only be born at night, where their function is the same as the moon, necessary to move tides of meaning in some invisible elsewhere of the soul.

-The small and irregular plots told of families with too many children and no understanding, shattered into a myriad of borders made of dry stone walls, in black basalt, each with its own hatred to keep it up.

Ave Mary /Hail Mary
-Instead of increasing authority, advanced age places women in a position of further fragility, because the lowering of the aesthetic parameter is also accompanied by the public debasement of intellectual capacity, if it had been recognized first.

-I have long wondered how it was possible for intelligent people, most often cultured, often economically autonomous, to accept being subjected to violence within their own relationship. Now I know that female education counts, the result of centuries of training in subordination, and also the parallel male education, imbued with dominant and possessive projections.

-As long as the will of man continues to be the only source of law, the will of women will be forced to act as an element of conflict.

L’incontro / The encounter
-How one was born is one of those things that needs to be explained over and over again, and it must be for this reason that later, throughout their lives, many adults try to free themselves from casual kinships by affirming other ones decided by themselves with pure acts of will. Wedding witnesses are hired as brothers.

-So you really hear certain adults in bars, men made and unmade a thousand times by life, still boasting among themselves of the ties in the street of childhood – we played the game together – like a shared birth.

-Always blessed is respect for the flesh of our flesh, but the road and having played with it offers children a higher dimension of kinship, which not even as adults will ever be forgotten.

Chirú
He didn’t understand why people spent their whole lives trying to be more special than others: if only they had imagined what it meant to be different in a place where being different meant being alone, everyone would have been satisfied with themselves.

No one can know how much noise a broken certainty makes.

You have to be very careful to recognize the muffled sound of chipped ceramic in the gestures of others. I was not.

I fear with every fiber the kind of person who is quick to mistake the random motion of everything that goes through his head for thought and calls the inability to control it sincerity.

Futuro Interiore
-Whoever has no answers will perhaps save himself with a question, if he knows how to choose it well.

-There are no past faults or present burdens that can exempt us from taking responsibility for dreaming of the future.

-Those born into beauty will grow up convinced that they deserve a beautiful world and it will be difficult to persuade them to settle for anything less.

Istruzioni per diventare fascisti / Instructions for becoming a fascist
-The risk is to say: if everything is fascism, nothing is. It is not so. Not everything is fascism, but fascism has the fantastic ability, if we are not constantly vigilant, to contaminate everything.

-A young democracy, especially if born from a war or a civil revolution, will be very reactive to fascism, but a democracy – let’s say – about seventy years old will have lost much of its initial memory and will have buried the witnesses eyewitnesses who supported his rhetoric with their stories.

-If the game is perpetrators against victims, it’s a lost game: no one wants to go through the asshole who closes the door of the house while people die of hunger outside. If, on the other hand, everyone is a victim, then fragility puts us on the same level and no one has obligations towards others.

-The problem is to establish who is not partially involved in the legitimization of fascism as a method, that is, how much fascism there is in those who believe themselves to be anti-fascists.

Noi siamo tempesta / We are storm
-If life takes something away from you and makes you fragile, it’s not the strength of the other you need, but knowing that your weakness is accepted and understood, that no one fears or escapes it.

-Learn as many things as you can: only insects specialize. Are you an insect?

-What if the stories they teach us as children change? What if instead of making them fall asleep dreaming alone against the world and against each other, we gave them adventures where they could become powerful together?

-Men often mistake ambition for hope. Ambition is the desire that the things you do turn out the way you want them; hope is the certainty that doing those things makes sense anyway, regardless of how they end up, because there are things that need to be done just because it’s right and necessary.

Stai Zitta / Shut up
-The socially acceptable woman is a silent woman who delights in any art except oratory.

-In every field there are mediocre men and excellent men; it’s just that when a man fails it’s his fault, and when a woman fails, all women are included in his failure.

-The problem is not how much skin can be seen of a woman’s body, but how much the male gaze is culturally trained to sexualize every inch it sees of it. If you have a gun-shaped head, everything you see looks like a target, and evidently a gun-shaped head, in this country, had it and still does in many.

-The idea that the maternal experience should make excellent women more humane counterbalances the fact that women who choose not to be mothers are instead told or implied as inhuman creatures, lacking the most realized part of their essence.

-Italian women, who are among the Europeans who suffer the greatest difference in the distribution of the family workload in the couple, if they also live the dimension of the career they actually carry out two jobs, one of which is unpaid, with the related mental load. The terrifying legend of the multitasking female brain fits into this jumble of dispersed energies, adding further claims to performativity.

Tre Ciotole / Three bowls
-One evening you sit at the table and the life you knew is over.

-Men don’t care how good you are at coping, they prefer you when you need them.”



Female Italian writers | Maria Messina, the forgotten Sicilian writer

Maria Messina, la scrittrice siciliana dimenticata

La letteratura era una delle mie materie preferite a scuola. Tuttavia, quando ero più giovane non ero consapovole del fatto che i nostri libri di scuola trascurassero le scrittrici italiane. Leggevamo Machiavelli, Dante, Calvino, ma nei nostri pesanti volumi non c’era menzione di Alda Merini, Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Matilde Serao, Maria Messina,….

Pensavo che non esistessero scrittrici italiane ed è un peccato che le giovani ragazze italiane in particolare non siano a conoscenza delle menti creative femminili del nostro passato. Ho scoperto Maria Messina solo di recente, e mi chiedo quanto avesse potuto essere influente il suo lavoro durante i miei anni formativi.

Literature was one of my favorite subjects in school. However, little did I know when I was younger that our school books neglected to include Italian female writers. We read Machiavelli, Dante, Calvino, but there was no mention in our thick tomes of Alda Merini, Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Matilde Serao, Maria Messina,….
I used to think that there weren’t any female Italian writers and it is a shame that young Italian girls in particular are not aware of the female creative minds of our past. I only discovered Maria Messina recently, and it makes me wonder how influential her work could have been during my formative year.

Maria Messina nacque in provincia di Palermo nel 1887 e fu autodidatta. Il fratello maggiore la incoraggiò ad intraprendere la carriera di scrittrice e all’età di ventidue anni iniziò un’intensa corrispondenza con Giovanni Verga. Pubblicò poi una serie di racconti tra il 1909 e il 1921, tra cui una novella, Luciuzza, pubblicata nel 1914 su una rivista letteraria chiamata Nuova Antologia, grazie al sostegno di Verga. Per molti anni visse a Mistretta, un piccolo paese adagiato sui Monti Nebrodi, dove sono ambientate molte delle sue storie.

Sembra che il suo nome abbia iniziato a svanire lentamente e gradualmente dopo la sua morte prematura, e di conseguenza i suoi libri sono andati fuori stampa, dimenticati dalla storia letteraria del Novecento.
Per fortuna nel 1980 fu riscattata dall’oblio e riscoperta da Leonardo Sciascia, tanto che molte sue opere sono state ripubblicate. Ora è tra le scrittrici più celebri del primo Novecento, ed è inclusa nel progetto Le Autrici della Letteratura Italiana. Dal 1986 i suoi libri sono stati tradotti in francese, tedesco, inglese e spagnolo.

Maria Messina was born in the province of Palermo in 1887 and was self-educated. Her older brother encouraged her to begin a writing career and at the age of twenty-two she began an intense correspondence with Giovanni Verga. She then published a series of short stories between 1909 and 1921, among which a novella, Luciuzza, published in 1914 in a literary magazine called Nuova Antologia, thanks to Verga’s support. For many years, she lived in Mistretta, a small town nestled in the Nebrodi Mountains, where many of her stories are set.
It seems that her name started to fade slowly and gradually after her premature death, so her books went out of print. Forgotten by the literary history of the twentieth century. Luckily in 1980 she was redeemed from oblivion and rediscovered by Leonardo Sciascia so that many of her works were republished. She is now among the most celebrated woman writers of the early 20th century, and is included in The Women Authors of Italian Literature project. Since 1986 her books have been translated into French, German, English, and Spanish.

Tra i temi principali di Messina vi sono l’isolamento e l’oppressione delle giovani donne in Sicilia e nella cultura siciliana. Inoltre, i suoi scritti si concentrano sul dominio maschile e sulla sottomissione femminile che sono inerenti alle relazioni affettive. Il romanzo “La casa nel vicolo” segnò una svolta importante nella scrittura messinese, poiché si avvaleva di condizioni psicologiche. Alcuni credono che Messina non fosse una femminista poiché presentava l’oppressione delle donne come inevitabile e ciclica. Anche se fosse, le sue donne rappresentano potenti dichiarazioni di sfida.

Di recente ho letto “Ragazze siciliane”, pubblicato originariamente nel 1921 dall’editore Le Monnier di Firenze, che comprende 8 racconti i cui temi riguardano, come commenta la stessa autrice in una nota dell’autunno 1920, “figlie di poveri dipendenti e piccoli proprietari […] che abitano in paesini piccoli, chiusi e remoti, dove l’abitudine scandisce un ritmo uguale, dove le notizie e i rumori arrivano tardi, come voci attutite dalla lontananza”. Eppure, anche loro, «pur continuando a camminare nei sentieri tracciati dall’esperienza degli anziani, sognando bambini da cullare, una casa da gestire… parlano del desiderio di libertà».

Among Messina’s main themes are the isolation and oppression of young women in Sicily and in Sicilian culture. Additionally, her writing focuses on male dominance and female submission that are inherent to emotional relationships. The novel “La casa nel vicolo” marked an important turning point in Messina’s writing, as it made use of psychological conditions. Some believe Messina was not a feminist since she presented the oppression of women as inevitable and cyclical. Even so, her women represent powerful statements of challenge.
I’ve recently been reading “Sicilian girls”, originally published in 1921 by the publisher Le Monnier of Florence, which includes 8 short stories whose themes concern, as the author herself commented in a note dated autumn 1920, “daughters of poor employees and small owners […] who live in small, closed and remote villages, where habit marks an equal rhythm, where news and noise arrive late, like voices muffled by distance “. Yet, even they, “while continuing to walk in the paths traced by the experience of the elderly, dreaming of babies to be cradled, a house to be managed … they speak of the desire for freedom.”

Maria Messina apre le porte di un mondo mediocre, chiuso nel proprio egoismo e resistente a ogni cambiamento, un mondo piccolo borghese la cui unica preoccupazione è salvare la faccia di fronte alla comunità di cui fa parte. Non è facile evadere da questo universo ristretto e spesso meschino, soprattutto per chi, come le donne che descrive, non è in grado di esercitare la propria libertà interiore. Le “prigioni” che descrive, che racchiudono sia le vittime che i persecutori, sono i circoli chiusi all’interno dei quali i protagonisti si vedono vivere. Nella rinuncia, nella resa, nell’accettazione di ciò che è considerato ineluttabile, non c’è debolezza o accidia, ma il segno di una realtà da scontare.

Dopo aver letto in “Ragazze siciliane” il racconto straziante di una bambina di nome Luciuzza, abbandonata nelle mani dei parenti dopo la prematura scomparsa della madre, mi chiedo quanto di quel mediocre mondo dipinto da Maria Messina appartenga al passato e quanto sia in realtà abilmente nascosto ai nostri giorni.

Maria Messina opens the doors of a mediocre world, closed in its own selfishness and resistant to any change, a world of petty bourgeois whose only concern is to save face in the face of the community to which it belongs. It is not easy to escape from this restricted and often petty universe, especially for those who, like the women she describes, are unable to exercise their inner freedom. The “prisons” she describes, which enclose both the victims and the persecutors, are the closed circles within which the protagonists see themselves living. In the renunciation, in the surrender, in the acceptance of what is considered ineluctable, there is no weakness or sloth, but the sign of a reality to be discounted.
After reading in “Sicilian girls” the wrenching short story of a little girl named Luciuzza, abandoned to her relatives after the premature death of her mother, I wondered how much of that mediocre world depicted by Maria Messina belongs to the past and how much is actually shrewdly concealed in our modern day.

Ragazze Siciliane


Il significato de Il sabato del villaggio

The explanation with English translation of “Il sabato del villaggio”, Saturday in the village, by Giacomo Leopardi.

Qual è il significato de Il sabato del villaggio?
“Il sabato del villaggio” è una poesia scritta da Giacomo Leopardi nel 1829 a Recanati. Descrive in modo allegorico le attività dei paesani di Recanati durante un sabato, quando gli abitanti si preparano con ansia al giorno di festa della domenica. Il sabato rappresenta l’allegoria della giovinezza, dei sogni e delle speranze e la domenica, invece, simboleggia l’età adulta con la caduta delle illusioni. Secondo Leopardi la gioia umana si manifesta nell’attesa di un piacere irraggiungibile, ed è quindi fugace ed effimera.

What is the meaning of Saturday in the village?
“Il sabato del villagio” is a poem written by Giacomo Leopardi in 1829 in Recanati. It allegorically describes the activities of the villagers of Recanati on a Saturday, when the inhabitants are anxiously preparing for the Sunday feast day. Saturday represents the allegory of youth, dreams and hopes and Sunday, on the other hand, symbolizes adulthood with the fall of illusions. According to Leopardi, human joy manifests itself in the expectation of unattainable pleasure, and is therefore fleeting and ephemeral.

Il giovane Leopardi usava accostare il suo tavolino accanto a una finestra per ottimizzare lo sfruttamento della luce solare: tale finestra si affacciava su una piazza dove gli abitanti di Recanati si ritrovavano per organizzare le piccole feste domenicali. È proprio questa piazza ad ispirargli la stesura del “Sabato del villaggio“.

The young Leopardi used to place his table next to a window to optimize the use of sunlight: this window overlooked a square where the inhabitants of Recanati gathered to organize small Sunday parties. It is this square that inspired him to write “Il sabato del villaggio”.

Testo

La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,                                Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella,
Incontro là dove si perde il giorno; E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Già tutta l’aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
Giù da’ colli e da’ tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno                                
Della festa che viene;            
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,                            
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.        

Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l’altro tace,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,          
E s’affretta, e s’adopra
Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.

Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia                                
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.

Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
È come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa        
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.

Parafrasi

La ragazzetta torna dalla campagna,
mentre il sole sta tramontando, con il suo fascio d’erba;
e porta in mano anche un mazzolino di rose e di viole,
con cui – come sua abitudine –
si adornerà il petto e i capelli per l’indomani, giorno di festa.
La vecchietta se ne sta seduta
con le sue vicine sulla scala
a filare, rivolta ai raggi del sole che tramonta, e ricorda e parla della sua giovinezza, quando era lei, ancora sana e slanciata, ad agghindarsi e a danzare la sera insieme
a quelli che ebbe compagni della stagione più bella della vita.
Già tutta l’aria imbrunisce, il cielo sereno si fa scuro e si disegnano le ombre delle colline e delle case
al chiarore della luna appena sorta. Ora la campana ricorda a tutti la festa
che sta arrivando, e potresti dire che il cuore si riconforta a quel suono.
I bambini nella piazza si rincorrono gridando di entusiasmo, rompendo allegramente il silenzio:
e intanto ritorna fischiettando alla sua cena il contadino che pensa al giorno di riposo.

Poi, quando tutte le luci sono spente, e tutto il paese è addormentato, si sente il picchiare
del martello, e la sega del falegname ancora sveglio al chiarore della lucerna per ultimare in fretta
il suo lavoro prima dell’alba.

Questo, di tutta la settimana, è il giorno più gradito, pieno di speranza e di gioia: domani le ore porteranno con sé tristezza e noia, e ciascuno ripenserà al consueto lavorio feriale.

Ragazzino che scherzi con leggerezza, questa età in fiore è un giorno di allegria, un giorno luminoso, sereno, che precede la festa della tua vita.
Divertiti, mio caro ragazzo;
è un momento incantato, questo,
il periodo più felice.
Non voglio svelarti altro; e se la tua
festa tarda ad arrivare,
non essere triste.


English translation of the Paraphrase:

The little girl returns from the countryside,
while the sun is setting, with her bundle of grass;
and she’s also carrying in her hand a bouquet of roses and violets,
with which – as usual – she will adorn her bosom and hair for the next day, a holiday.
The old lady is sitting with her neighbors spinning on the staircase, facing the rays of the setting sun, and remembering and talking about her youth, when she was still healthy and slender, and would also dress up and dance in the evening with her friends of the most beautiful season of life.
Already all the air becoming dim, the clear sky is darkening and the shadows of the hills and houses are drawn
in the light of the newly risen moon. Now the bell reminds everyone of the celebration that is coming, and you could say that the heart is comforted by that sound.
The children in the square chase each other shouting with enthusiasm, happily breaking the silence:
and in the meantime the peasant who is thinking of his day of rest returns whistling to his supper.

Then, when all the lights are out, and the whole town is asleep, one hears the pounding of the hammer, and the saw of the carpenter who still awake in the light of the lamp to quickly finish his work before dawn.

This, of the whole week, is the most pleasant day, full of hope and joy: tomorrow the hours will bring with them sadness and boredom, and everyone will start thining about the common workday.

Little boy you who are playing with levity lightly, this blossoming age is a day of joy, a bright, serene day that precedes the celebration of your life.
Have fun, my dear boy;
this is an enchanted moment
the happiest time.
I don’t want to reveal anything else; and if your
celebration is late in coming,
do not be sad.

E tu cosa ne pensi? Sei d’accordo con Giacomo Leopardi? //

What do you think? Do you agree with Giacomo Leopardi?


Leggi ancora altri articoli:

Colors in Italian | 10 aforismi letterari sui colori (audio)

With spring only two weeks away and the landscape preparing to burst into brilliant colors, let’s embrace the colors through the words of Italian writers.
I selected the ones that inspired me to write this post.

Con la primavera in arrivo e il paesaggio che si prepara ad esplodere con colori brillanti, abbracciamo i colori attraverso le parole degli scrittori italiani.

Ho selezionato quelli che mi hanno ispirato a scrivere questo post.

Pronti a lasciare che i colori della lingua ti mettano di umore primaverile?

Ascolta prima e leggi dopo, o viceversa! Puoi scaricare i file audio per ascoltarli quando e quante volte desideri.

With spring arriving and the landscape preparing to burst into brilliant colors, let’s embrace the colors through the words of Italian writers.

I selected the ones that inspired me to write this post.

Pronti? Ready to let the colors of language put you in a Spring mood?

Listen first and read later, or the other way around! You can download the audio files to listen to them when and as many times you wish.

Buon ascolto, Mirella

Ogni nuovo mattino, uscirò per le strade cercando i colori.
(Cesare Pavese)

Every new morning, I will go out into the streets looking for colors.
(Cesare Pavese)

A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.
(Alessandro Baricco)

Sometimes words are not enough.
So then colors are needed.
And forms.
And notes.
And emotions.

(Alessandro Baricco)

Era una donna meravigliosa, con gli occhi verdi, i capelli rossi, l’abito azzurro e le scarpe gialle. Volete sapere come è andata a finire? In bianco. (Totò)

She was a wonderful woman, with green eyes, red hair, blue dress and yellow shoes. Do you want to know how it ended? I failed to score.
(Totò)

Ai colori si chiede conforto, al linguaggio colore.
(Marcella Tarozzi Goldsmith)

Colors are asked for comfort, language is asked for color.
(Marcella Tarozzi Goldsmith)

La sensibilità è una condanna, ma ti consente di cogliere migliaia di colori in un viaggio in bianco e nero.
(Michelangelo Da Pisa)

Sensitivity is a condemnation, but it allows you to capture thousands of colors on a black and white journey.
(Michelangelo Da Pisa)

Pelle Bianca come la cera
Pelle Nera come la sera
Pelle Arancione come il sole
Pelle Gialla come il limone
tanti colori come i fiori.
Di nessuno puoi farne a meno
per disegnare l’arcobaleno.
Chi un sol colore amerà
un cuore grigio sempre avrà.
(Gianni Rodari)

White skin like wax.
Black skin like the evening
Orange skin like the sun
Yellow skin like lemon
many colors like flowers.
Nobody can do without them
to draw the rainbow.
Those who one color will love
a gray heart will always have.

(Gianni Rodari)

Il mio colore preferito è il cioccolato.
(Anonimo)

My favorite color is chocolate.
(unknown)

La scrittura può descrivere i colori, ma ogni descrizione è un’ombra.
(Marco Ercolani)

Writing can describe colors, but every description is a shadow.
(Marco Ercolani)

Ogni cosa è un colore. Ogni emozione è un colore. Il silenzio è bianco. Il bianco infatti è un colore che non sopporto: non ha confini. Passare una notte in bianco, andare in bianco, alzare bandiera bianca, lasciare il foglio bianco, avere un capello bianco… Anzi, il bianco non è neanche un colore. Non è niente, come il silenzio. Un niente senza parole e senza musica. In silenzio: in bianco.”
(Alessandro D’Avenia)

Everything is a color. Every emotion is a color. Silence is white. In fact, white is a color that I cannot stand: it has no boundaries. (Passare una notte in bianco) Spend a sleepless night, (andare in bianco) fail to score,
(alzare bandiera bianca) raise the white flag, (lasciare il foglio bianco ) leave the page blank, (avere un capello bianco) have a white hair… Indeed, white is not even a color. It is nothing, like silence. A nothing without words and without music. In silence: in white. ”
(Alessandro D’Avenia)

Io so i colori dei mestieri:
sono bianchi i panettieri,
s’alzano prima degli uccelli
e hanno la farina nei capelli;
sono neri gli spazzacamini,
di sette colori son gli imbianchini;
gli operai dell’officina
hanno una bella tuta azzurrina,
hanno le mani sporche di grasso:
i fannulloni vanno a spasso,
non si sporcano nemmeno un dito,
ma il loro mestiere non è pulito.
(Gianni Rodari)

I know the colors of the trades:
The bakers are white,
they rise before the birds
and they have flour in their hair;
the chimney sweepers are black,
the painters are of seven colors;
The car repair workers
have a nice blue suit,
their hands are dirty with grease:
the tramps go wandering,
they never get a finger dirty,
but their trade is not clean.

(Gianni Rodari)

Salice Terme – Pavia, foto di Roberto Robaudi

L’Anno Nuovo come sarà?

“Tell me my destiny, Fortune-teller,
you who can see into the future:
how will the new year be like?
Beautiful, ugly or half and half?
“I find it printed in my big books
that there will certainly be four seasons,
twelve months, each in its place,
a Carnival and a Ferragosto
and the day after Monday
will always be a Tuesday.
More for now I do not find written
on the fate of the new year:
as usual even this year
it will be what people make of it! “

 

Three Italian writers to discover

Tre autori italiani da scoprire

(English Follows)

Mi è giunta la notizia di tre racconti vagabondi quest’estate…per la precisione sono racconti scritti da tre autori italiani superlativi che hanno segnato la storia della letteratura italiana del XX secolo.

A questo punto ti starai chiedendo: “Ma chi saranno questi tre?” E va be’, te lo rivelo! Sono Natalia Ginzburg, Gianni Rodari e Italo Svevo. Tre autori diversi tra di loro sia per genere letterario che per stile di scrittura.

Scopri alcune chicche su di loro facendo questo quiz:

Quanto conosci questi 3 autori italiani?

Pronti? Via!

 

«Andrà lontano? Farà fortuna? Raddrizzerà tutte le cose storte di questo mondo? Noi non lo sappiamo, perché egli sta ancora marciando con il coraggio e la decisione del primo giorno. Possiamo solo augurargli, di tutto cuore: – Buon viaggio!»

(Gianni Rodari, Il giovane gambero, da “Favole al telefono”)

Alla salute e alla lettura!

Mirella

“La bella al davanzale” 1971 | “Chi mi guarda?” 1972 Gianni Rodari

The news of three wandering short stories has come to my attention… to be exact they are stories written by three outstanding Italian authors that have marked the history of Italian literature of the twentieth century.

At this point you must be wondering: “Who are these three?” OK, I’ll reveal them! They are Natalia Ginzburg, Gianni Rodari and Italo Svevo. Three authors that differ both for literary genre and for writing style.

Check out some goodies about them by doing this quiz:

 How much do you know these three authors?

Inizia il quiz!

 

“Will he go far? Will he be lucky? Straighten all the wrongs of this world? We do not know, because he is still marching with the courage and the determination of the first day. We can only wish him, with all our heart: – Have a good trip! ” (Gianni Rodari, The young shrimp, from “Fables on the phone”)

To health and reading!

Mirella

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