Roma e le altre quattro capitali d’Italia – Storia italiana
(English follows)
Sapevi che Roma è stata due volte capitale d’Italia? La cosa potrebbe non sorprendere poiché nel corso della storia italiana è stata al centro di molteplici vicende che hanno interessato la penisola italiana. Primo fra tutti l’Impero Romano quando la città era veramente l’ombelico del mondo. Successivamente all’interno della Città Stato, che per molti secoli ha posto Roma nel cuore della cristianità. Tuttavia, la città eterna è tra altre quattro città italiane a detenere il titolo di capitale d’Italia.
Torino (1861) La città piemontese Torino fu la prima capitale d’Italia nel 1861 quando fu proclamata l’Unità d’Italia. All’epoca Roma non era nemmeno all’interno dei confini nazionali. Durante la Seconda Guerra d’Indipendenza e la Spedizione dei Mille, guidata da Giuseppe Garibaldi, alcune zone della penisola furono consegnate al Regno di Sardegna governato da Vittorio Emanuele II: la Lombardia, una parte dell’Italia centrale, e tutto il Mezzogiorno, sottratto all’ex Regno delle Due Sicilie. Nel frattempo lo Stato Pontificio era retto da Papa Pio IX che non era disposto a cedere Roma al nuovo Regno d’Italia. Oltre i confini italiani c’era anche il Veneto, che era ancora una roccaforte degli austriaci. Pertanto Torino, già capitale del Regno di Sardegna, fu eletta provvisoriamente come città amministrativa del nuovo Stato.
Firenze (1864) Il Papa aveva un alleato molto potente, l’imperatore francese Napoleone III, nipote di Napoleone Bonaparte, che stipulò con gli italiani il 15 settembre 1864 un accordo, la Convenzione di Settembre per assicurare che il Regno d’Italia non prendesse Roma. Di conseguenza la capitale definitiva fu trasferita da Torino a Firenze. Poiché la città, conosciuta come la culla dell’arte, doveva rimanere permanentemente la capitale del giovane Regno italiano, subì importanti opere pubbliche per svolgere il suo nuovo ruolo. Infatti gran parte delle antiche mura del XII secolo furono demolite per far posto a grandi strade e uffici amministrativi. Mentre i maestosi palazzi rinascimentali divennero le sedi dei Ministeri e degli uffici di Stato. Nonostante ciò, il capoluogo fiorentino ebbe vita breve.
Roma (1870) Le promesse fatte a Napoleone III non furono mantenute, infatti l’Italia era desiderosa di impadronirsi di Roma e vi riuscì nel 1870, attraverso la celebre Breccia di Porta Pia. La terza capitale d’Italia fu da qui in poi Roma, durante il periodo monarchico che terminò nel 1946 e dopo la proclamazione della Repubblica nello stesso anno.
Brindisi (settembre 1943 – febbraio 1944) Tuttavia vi furono due brevi eccezioni, note anche come le due capitali della guerra, quando l’Italia fu divisa in due durante la seconda guerra mondiale dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Il Centro-nord era ancora controllato dai nazifascisti, mentre il Sud era già stato liberato dalle forze alleate, che lottavano per avanzare verso nord. Il 10 settembre il re Vittorio Emanuele III e il governo fuggirono a Brindisi, in Puglia, per continuare a governare il paese facendo di Brindisi la quarta capitale d’Italia.
Salerno (febbraio – luglio 1944) Questo fu il periodo più drammatico della guerra che causò grande devastazione in Italia, ma che portò le forze tedesche al ritiro a nord del fiume Volturno e alla resa di Napoli. Fu così che nel febbraio del 1944 Salerno divenne il centro principale del governo italiano liberato e dove la resistenza reale e il governo. rimasero per 5 mesi.
Roma (1944 -) Infine quando le truppe americane entrarono a Roma tra il 4 e il 5 giugno 1944, la Città Eterna fu finalmente liberata e in grado di riconquistare il suo ruolo storico.
Did you know that Rome has been the capital of Italy twice? This might not come as a surprise since it has been at the centre of multiple events throughout history that have concerned the Italian peninsula. First and foremost the Roman Empire, when the city was truly the belly of the world. And afterwards within the Church State (Città Stato), which for many centuries established Rome as the heart of Christianity. However, the Eternal city is among four other Italian cities to hold the title of capital of Italy.
Turin (1861) The piemontese city Turin was the first capital of Italy in 1861, when the Unification of Italy (l’Unità d’Italia) was proclaimed. At the time, Rome was not even within the national borders. During the Second War of Independence (Seconda Guerra dell’Indipendenza) and la Spedizione dei Mille, lead by Giuseppe Garibaldi, some areas of the peninsula were handed over to the Reign of Sardinia ruled by Vittorio Emanuele II: Lombardy, a part of central Italy, and all of southern Italy (il Mezzogiorno), which was removed from the former kingdom of the two Sicilies (l’ex Regno delle due Sicilie). In the meantime the Papal State (lo Stato Pontificio) was ruled by Pope Pio IX who was not willing to give up Rome to the new Italian Reign. Beyond the Italian confines there was also Veneto, which was still a stronghold of the Austrians. Therefore Turin, already the capital of the Reign of Sardinia, was temporarily elected as the administrative city of the new State.
Florence (1864) The Pope had a very powerful alley, the French emperor Napoleon III, nephew of Napoleon Bonaparte, who stipulated with the Italians on September 15, 1864 an agreement, the Convention of September (la Convenzione di Settembre), to ensure the Reign of Italy would not seize Rome. Consequently the definite capital was transferred from Turin to Florence. Because the city, known as the cradle of art, was supposed to permanently remain the capital of the young Italian Reign, it underwent major public works to fulfill its new role. In fact most of the old 12th century walls were demolished to make room for large roads and administrative offices. While the majestic Renaissance palaces became the seats of the Ministries and the State offices. Despite this, Florence capital lived a short life.
Rome (1870) The promises made to Napoleon III were not kept, in fact Italy was eager to seize Rome and it managed to do so in 1870, through the renowned Breccia di Porta Pia. The third capital of Italy was Rome from here on during the Monarchic period which ended in 1946 and after the proclamation of the Republic in the same year.
Brindisi (September 1943 – February 1944) However there were two short exceptions, also known as the two capitals of the war, when Italy was split in half during WWII after the armistice on September 8, 1943. The Centre-north was still controlled by the Nazi-fascists, while the South had already been liberated by the Allied Forces, who were struggling to advance to the north. On September 10th King Vittorio Emanuele III and the government escaped to Brindisi, in Puglia in order to continue to govern the country making Brindisi the fourth capital of Italy.
Salerno (February – July 1944) This was the most dramatic period of the war that caused great devastation in Italy, which resulted in German forces withdrawing north of the Volturno river and surrendering Naples. So it was in February 1944 that Salerno became the main centre of the liberated Italian government and where the Royal resistance and government remained for 5 months.
Rome (1944 -) Finally when the American troops entered Rome between June 4th and 5th 1944, the Eternal City was finally liberated and able to reconquer its historical role.
Alitalia, l’ultimo volo? | Economia e storia della compagnia aerea italiana
Hai mai volato in Italia con un aereo Alitalia? Allora ricorderai le assistenti di volo che parlavano fluentemente italiano e vestivano le uniformi Armani, che magari ti servivano un piatto di penne al sugo e un bicchiere di vino rosso seguito da un espresso con tiramisù… Eri sopra le nuvole con delizia in attesa di uno scorcio delle prime macchie colorate della campagna italiana.
Have you ever flown to Italy in an Alitalia aircraft? Then you’ll recall the flight attendants speaking fluently in Italian and dressed in Armani uniforms, who perhaps served you a dish of penne al sugo and a glass of vino rosso followed by an espresso with tiramisu….You were over the clouds with delight awaiting a glimpse of the first colorful patches of the Italian countryside.
Storia dell’Alitalia / The history of Alitalia
Il nome Alitalia è stato creato da un impiegato dell’ufficio postale che ha abbreviato “All’Italia” in “Alitalia” per renderlo più adatto ai telegrammi, creando una sigla che è diventata un elemento altamente riconoscibile del patrimonio nazionale. Tuttavia, per alcuni anni il futuro della compagnia aerea è stato incerto offuscato da anni di problemi impiegatizi, inefficienza e fallimenti seriali. Sembra che Alitalia, purtroppo, sia arrivata al suo ultimo volo.
The name Alitalia was created by a post office employee who shortened “All’Italia” to “Alitalia” make it more suitable for telegrams, creating an acronym that has become a highly recognizable element of the national heritage. However, for quite a few years the future of the airline has been uncertain tarnished by years of labor troubles, inefficiency and serial bankruptcies. It seems like Alitalia, unfortunately, has reached its final flight.
Alitalia è stata protagonista della rinascita del Paese nel secondo dopoguerra con l’apertura di rotte internazionali che avevano anche valenze diplomatiche e geopolitiche. Nel corso della sua storia, la compagnia di bandiera ha accompagnato personaggi istituzionali in viaggi storici, come quello del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi a Mosca nel 1960, primo capo di Stato occidentale a visitare la capitale dell’URSS. Dal 1964 è la compagnia di riferimento dei viaggi apostolici della Santa Sede, con la visita in Terra Santa di Paolo VI, il primo storico volo di un Pontefice. Hanno volato Alitalia anche i principali nomi del giornalismo: Dino Buzzati , Eugenio Montale, Alberto Cavallari, Giorgio Bocca, Paolo Monelli. Alitalia ha accompagnato tutti i protagonisti della cultura, dello spettacolo e dello sport italiani durante tutti i principali eventi del Paese, da Roma 1960 a Expo Milano 2015.
Alitalia was the protagonist of the country’s rebirth after the Second World War as international routes that also had diplomatic and geopolitical significance opened up. Throughout its history, the flag carrier has accompanied institutional figures on historical journeys, such as that of the President of the Republic Giovanni Gronchi in Moscow in 1960, the first Western head of state to visit the capital of the USSR. Since 1964 it’s been the reference company of the apostolic journeys of the Holy See, with the visit to the Holy Land of Paul VI, the first historic flight by a Pontiff. Flying Alitalia also the main names in journalism (Eugenio Montale, Dino Buzzati, Alberto Cavallari, Giorgio Bocca, Paolo Monelli). Alitalia accompanied all the protagonists of Italian culture, entertainment and sport supporting all the major events in the country, from Rome 1960 to Milan Expo 2015.
1947 Decolla il primo volo – The first flight takes off Il 5 maggio 1947 Alitalia-Aereolinee Italiane Internazionali effettua il primo volo nazionale Torino – Roma – Catania con un Fiat G-12 E. Due mesi dopo il primo volo internazionale da Roma a Oslo con un aereo Savoia Marchetti SM95 e 38 passeggeri a bordo.
On May 5, 1947, Alitalia-Aereolinee Italiane Internazionali made the first national flight Turin – Rome – Catania with a Fiat G-12 E. Two months after the first international flight from Rome to Oslo with a Savoia Marchetti SM95 plane and 38 passengers on board.
1950 Nuovo servizio di bordo – New on-board service Volano le prime hostess Alitalia con le divise disegnate dalle Sorelle Fontana. Entrano in linea i quadrimotori DC4 e si introducono pasti caldi che portano la Compagnia a diventare uno dei vettori preferiti dalla clientela internazionale.
The first Alitalia hostesses fly with the uniforms designed by the Fontana sisters. The four-engined DC4 entered the line and hot meals were introduced, leading the Company to become one of the preferred carriers for international customers.
1957 Nasce Alitalia L.A.I. – Alitalia L.A.I. is born Alitalia si fonde con la LAI e diventa Alitalia – Linee Aeree Italiane con 3.000 dipendenti e una flotta di 37 aerei. Nella classifica internazionale delle compagnie aeree Alitalia passa dal ventesimo al dodicesimo posto.
Alitalia merges with LAI and becomes Alitalia – Italian Airlines with 3,000 employees and a fleet of 37 aircraft. In the international ranking of airlines, Alitalia goes from twentieth to twelfth place.
1960 Le Olimpiadi volano Alitalia – The Olympics fly Alitalia Alitalia è la compagnia ufficiale delle Olimpiadi di Roma. Entrano in flotta i primi jet e per la prima volta trasporta oltre un milione di passeggeri. Viene inaugurato l’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino.
Alitalia is the official airline of the Rome Olympics. The first jets enter the fleet and for the first time it carries over a million passengers. The Leonardo da Vinci airport in Fiumicino is inaugurated.
1969-70 Il Jumbo e il nuovo logo – The Jumbo and the new logo Alitalia presenta un nuovo logo e rinnova la livrea degli aerei: la “Freccia Alata” viene sostituita dalla “A” tricolore. Entra in flotta il Jumbo Boeing 747 e Alitalia diventa la prima compagnia aerea europea a volare con una flotta “all jet”.
Alitalia presents a new logo and renews the livery of the aircraft: the “Freccia Alata” is replaced by the tricolor “A”. The Jumbo Boeing 747 enters the fleet and Alitalia becomes the first European airline to fly with an “all jet” fleet.
1980-82 Nuovi Airbus A300 e MD80 – New Airbuses and MD80 Continua il rinnovamento della flotta con l’arrivo degli Airbus A300, bireattori di grande capacità, e dei nuovi MD80. Per i voli di lungo raggio entrano in flotta i B747 Combi che consentono maggiore flessibilità nel trasporto passeggeri e merci.
The renewal of the fleet continues with the arrival of the Airbus A300, large-capacity twin-jets, and the new MD80s. For long-haul flights, the B747 Combi enters the fleet, allowing greater flexibility in the transport of passengers and goods.
1991-92 Arriva il MilleMiglia – MilleMiglia arrives Arrivano i nuovi MD11, trireattori dall’ampia autonomia di volo: oltre 12.000 chilometri. Giorgio Armani disegna le nuove divise e collabora agli interni dei nuovi aerei. Nasce il MilleMiglia programma dedicato ai frequent flyers.
The new MD11s arrive, three-jets with a long flight range: over 12,000 kilometers. Giorgio Armani designs the new uniforms and collaborates on the interiors of the new planes. The MilleMiglia program dedicated to frequent flyers is born.
2001-02 Ingresso in SkyTeam – Entry into SkyTeam Alitalia entra a far parte dell’alleanza internazionale SkyTeam insieme con Air France, Delta Air Lines, Korean Air, Aeromexico e CSA Czech Airlines. Sul lungo raggio il nuovo Boeing 777 sostituisce il glorioso Jumbo B747.
Alitalia joins the SkyTeam international alliance together with Air France, Delta Air Lines, Korean Air, Aeromexico and CSA Czech Airlines. In the long haul, the new Boeing 777 replaces the glorious Jumbo B747.
2009 Alitalia compagnia privata – Alitalia – C.A.I. begins service Il 13 gennaio decolla il primo volo di Alitalia Compagnia Aerea Italiana, società interamente privata, che rileva beni, infrastrutture e personale da Alitalia – Linee Aeree Italiane e assorbe Air One.
On 13 January, Alitalia – Compagnia Aerea Italiana operated its first flight. The company took over the goods, infrastructures and personnel from Alitalia – Linee Aeree Italiane and absorbed Air One, creating a single airline, leader in Italy.
2015 Alleanza con Ethiad Airways – Alliance with Ethiad Airways Dal 1 gennaio è operativa la nuova Alitalia, compagnia a maggioranza italiana nel cui capitale entra con 49% Etihad Airways, la compagnia di bandiera degli Emirati Arabi Uniti.
From the first January the new Alitalia has begun its operations, an Italian company with a 49% of capital investment from Etihad Airways the flag carrier of the United Arab Emirates.
L’economia e la caduta / The economics and the downfall
È stato deciso che Alitalia effettuerà il suo ultimo volo il 15 ottobre 2021, essendo in corso la sua cessione, con la gara per l’acquisizione del marchio, uno degli asset più significativi dell’intera operazione di transizione in corso. ITA, la nuova compagnia aerea di cui quasi nessuno ha sentito parlare, inizierà a volare il 15 ottobre come nuova compagnia di bandiera italiana, sostituendo la fallita Alitalia. Il capo dell’ITA Fabio Lazzerini (ex uomo Alitalia) intende acquistare il marchio in una gara d’appalto annunciata dal governo italiano venerdì 17 settembre.
It’s been decided that Alitalia will take its last flight on October 15, 2021, as the sale of Alitalia is underway, with the tender for the acquisition of the brand, one of the most significant assets of the entire transition operation in progress. ITA, the newly branded airline that hardly anyone has heard of will start flying on October 15 as Italy’s new flag carrier, replacing a bankrupt Alitalia. The head of ITA Fabio Lazzerini (a former Alitalia man) plans to buy the brand in a tender the Italian government announced on Friday, September 17
Il legislatore ha previsto che una compagnia aerea si aggiudichera’ la gara al fine di garantire la presenza del nome “Alitalia” nel panorama del trasporto aereo e mantenere un forte punto di riferimento per i passeggeri. Ma se ITA viene rinominata Alitalia, ciò solleva la questione di quanto sia diversa la nuova compagnia aerea da quella vecchia. Non è questo il modo in cui l’ITA viene girata da Bruxelles e Roma. La Commissione Europea ha stabilito la scorsa settimana che ITA e Alitalia sono entità separate, la cosiddetta discontinuità economica. Di conseguenza, la nuova società non è responsabile per 900 milioni di euro di aiuti statali illegali ricevuti dal suo predecessore, il che consente anche a Roma di iniettare 1,35 miliardi di euro di denaro fresco nella nuova società.
Legislators have predicted that in order to guarantee the presence of the name “Alitalia” in the panorama of air transport and to maintain a strong point of reference for passengers, an airline will be awarded the tender. But if ITA is rebadged as Alitalia, that raises the question of just how different the new airline is from the old one. That’s not the way ITA is being spun by Brussels and Rome. The European Commission determined last week that ITA and Alitalia are separate entities, so-called economic discontinuity. As a result, the new company is not liable for €900 million in illegal state aid received by its predecessor, which also allows Rome to inject €1.35 billion of fresh money into the new company.
L’economista Ugo Arrigo individua il risultato sperato: “I commissari, che in base al diritto delle crisi d’impresa dovrebbero massimizzare i proventi della vendita di attività produttive che operano nell’interesse dei creditori, sono invece obbligati a vendere all’ITA perché il legislatore lo vuole. . Ma l’ITA non doveva essere in totale discontinuità con Alitalia secondo la volontà dell’Unione Europea? E come si concilia questa esigenza con la continuità invece resa obbligatoria dalla legge alla stregua di una staffetta olimpica? Inoltre, se i commissari sono costretti a vendere a un acquirente predeterminato, come possono massimizzare i proventi?”
Economist Ugo Arrigo identifies of the desired result: “The commissioners, who under the law of business crises should maximize the proceeds from the sale of productive activities operating in the interest of creditors, are instead obliged to sell to ITA because the legislator wants this. . But wasn’t ITA supposed to be in total discontinuity with Alitalia according to the will of the European Union? And how is this need reconciled with the continuity instead made obligatory by the law in the same way as an Olympic relay? Also, if commissioners are forced to sell to a predetermined buyer how can they maximize the proceeds?”
Quali sono le differenze tra ITA e Alitalia? / What are the differences between ITA and Alitalia?
ITA volerà gli aerei della vecchia compagnia aerea, utilizzando molti dei suoi slot a Milano e Roma, e sarà gestita dalla forza lavoro snellita della vecchia comapagnia. Infatti la sua forza lavoro sarà molto più piccola, assumendo solo 2.800 dipendenti quest’anno, con piani per il prossimo anno di aumentarla a 5.750, che è ancora meno della metà degli 11.000 dipendenti di Alitalia. Ad ITA è inoltre vietato rilevare il programma fedeltà della vecchia compagnia aerea, che ha fatto infuriare i sindacati, oltre al fatto che la Commissione ha consentito la creazione di una nuova compagnia aerea non vincolata dai contratti della vecchia compagnia.
ITA will be flying the old airline’s aircraft, using many of its slots in Milan and Rome, and be staffed by the slimmed-down remnants of the old carrier’s workforce. Infact its workforce will be much smaller taking on only 2,800 employees this year, with plans for next year to increase it to 5,750, which is still less than half of Alitalia’s 11,000 employees. ITA is also barred from taking over the old airline’s loyalty scheme, which has enraged unions, in addition to the fact that the Commission has allow the creation of a new airline not bound by the old carrier’s contracts.
“Alitalia è stata tradizionalmente all’avanguardia riguardo alle condizioni di lavoro dignitose e livelli retributivi in linea con le altre compagnie di bandiera europee”, ha scritto in una lettera alla Commissione Livia Spera, segretario generale della Federazione europea dei lavoratori dei trasporti. In una telefonata con Politico ha affermato che “Ciò che l’ITA sta offrendo è una maniera ottocentesca di gestire i lavoratori. In base ai nuovi contratti, ancora in fase di definizione, i dipendenti subiranno un taglio di stipendio del 27 per cento».
“Alitalia has traditionally been leading the way in decent working conditions and levels of pay in line with other European flag carriers,” Livia Spera, secretary general of the European Transport Workers’ Federation, wrote in a letter to the Commission. In a call to Politico she stated that, “What ITA is offering is an 18th-century way of managing workers. Under the new contracts, which are still being drawn up, employees are set to see a 27 percent salary cut.”
Riccardo Magi, legislatore italiano e capo di More Europe, partito centrista e pro-mercato, ritiene che “nonostante il trucco consistente nel cambiare le entità giuridiche, Alitalia non ha la capacità di essere competitiva”, ha detto, prevedendo che ITA continuerà a beneficiare del sostegno statale in futuro. Dunque il passaggio del testimone pare complicato e, secondo gli esperti, ITA è un fallimento annunciato dove i contribuenti ci rimetteranno due volte.
Riccardo Magi, an Italian lawmaker and head of More Europe, a centrist and pro-market party, believes that, “Despite the trick consisting in changing legal entities, Alitalia doesn’t have the capacity to be competitive,” he said, predicting that ITA will continue benefiting from state support in the future. So the passing of the baton seems complicated and, according to experts, ITA is an announced failure where taxpayers will lose out twice.
Sai che con l’uva non si fa solo il vino, ma anche un tipo pizza? Infatti la schiacciata con l’uva è una specialità Toscana. Sono golosa di dolci, quindi penso che ne sfornerò una bella quantità in questa stagione di vendemmia.
Mio padre produceva tanta uva ogni anno intorno alla nostra casa, uva bianca e rossa. Domani 6 settembre sarà il secondo compleanno che non potrò fargli gli auguri. Sono gia passati 18 mesi da quando ci ha lasciati.
La schiacciata con l’uva, dolcissima ricetta della tradizione toscana, si preparava al tempo della vendemmia, quando l’uva era matura ed abbondante e il pane si faceva rigorosamente in casa.
Si tratta infatti di un dolce costituito da pasta di pane lievitata, senza sale come vuole la tradizione del centro Italia, uva nera, olio d’oliva e poco zucchero, tutti prodotti legati al territorio. La pasta di pane fa da base e copertura, mentre l’uva viene messa come ripieno e in superficie: il risultato sono quindi due strati di morbida focaccia dolce e due strati di frutta, una vera delizia.
La schiaccia con l’uva è una merenda sana e golosa quanto il Castagnaccio, anch’esso di origine toscana e contadina, anche se meno famosa
L’uva è frutta molto preziosa per il nostro organismo: naturalmente ricca di vitamine e sali minerali, contiene anche antiossidanti. Svolge inoltre un’azione diuretica e antinfiammatoria. E poi è buonissima.
La schiaccia con l’uva quindi fa bene al corpo e allo spirito!
INGREDIENTI
400 g di farina 0
7 g di lievito di birra disidratato
6 cucchiai di zucchero semolato
4 cucchiai di olio d’oliva
200 ml di acqua
2 grappoli di uva nera
Come preparare la Schiacciata con l’uva
Per preparare la schiacciata con l’uva fai innanzitutto sciogliere il lievito in metà dell’acqua. Metti la farina nella ciotola della planetaria, unisci il lievito e l’olio; impasta il tanto che serve ad amalgamare e aggiungi, poca alla volta, tutta o parte dell’acqua restante. Regolati in base al composto che non dovrà risultare né troppo morbido né troppo duro. Impastate per circa 15 minuti, fino a ottenere un composto liscio ed elastico. Trasferiscilo in una ciotola, coprilo con pellicola alimentare e fai lievitare fino al raddoppio (ci vorranno circa 2 ore).
Preleva l’impasto lievitato e rovescialo su una spianatoia infarinata. Prendine i 2/3 circa e stendilo con le mani su una teglia quadrata da 23 x 23 cm, foderata di carta forno e unta d’olio. Dovrairicoprire sia la base che parte dei bordi.
Distribuisci sopra i chicchi sgranati di 1 grappolo d’uva, cospargili con 3 cucchiai di zucchero semolato e termina con un giro d’olio. Stendi con le mani, o con il mattarello, la pasta restante e copri il ripieno di frutta, sigillando bene i bordi con le dita.
Distribuisci sulla superficie della pasta gli acini del grappolo d’uva restante, cospargi con i rimanenti 3 cucchiai di zucchero e un filo d’olio. Passa nel forno già caldo a 190° e fai cuocere per 45-50 minuti o comunque fino a doratura. Sforna la schiacciata con l’uva e falla raffreddare completamente prima di servirla. Buon appetito!
(English version) Do you know that grapes are not used only to make wine, but also a type of pizza? In fact, la schiacciata con l’uva (grape pizza) is a Tuscan specialty. I have a sweet tooth, so I think I’ll be churning out a fair amount this harvest season.
My father produced a lot of grapes every year around our home, white and red grapes.
Tomorrow, September 6 will be the second birthday that I will not be able to wish him a happy birthday. It’s already been 18 months since he left us.
La schiacciata con l’uva, this sweet recipe of the Tuscan tradition, used to be prepared during harvest, when the grapes were ripe and plentiful and bread was strictly homemade.
It is in fact a dessert consisting of leavened bread dough, without salt as the tradition of central Italy dictates, black grapes, olive oil and a little sugar, all products linked to the territory. The bread dough acts as a base and cover, while the grapes are placed as a filling and on the surface: the result is therefore two layers of soft sweet focaccia and two layers of fruit, a real delight.
The schiaccia con l’uva is a healthy and delicious snack as the Castagnaccio, also of Tuscan and peasant origin, although less famous.
Grapes are a very precious fruit for our body: naturally rich in vitamins and minerals, they also contain antioxidants. They also have a diuretic and anti-inflammatory effect. And of course are very good.
La schiaccia con l’uva is therefore good for the body and spirit!
INGREDIENTS:
400 g of flour O 7 g of dehydrated brewer’s yeast 6 tablespoons of granulated sugar 4 tablespoons of olive oil 200 ml of water 2 bunches of black grapes
How to prepare La schiacciata con l’uva
To prepare la schiacciata con l’uva, first dissolve the yeast in half of the water. Put the flour in the bowl, add the yeast and the oil; knead as much as needed and add, little by little, all or part of the remaining water. Adjusted according to the compound that should not be too soft nor too hard. Knead for about 15 minutes, until the mixture is smooth and elastic. Transfer it to a bowl, cover it with cling film and let it rise until doubled (it will take about 2 hours).
Take the leavened dough and turn it over onto a floured pastry board. Take about 2/3 of it and spread it with your hands on a square pan measuring 23 x 23 cm, lined with parchment paper and greased with oil. You will need to cover both the base and part of the edges.
Spread the grains free of seeds of 1 bunch of grapes over it, sprinkle with 3 tablespoons of granulated sugar and finish with a drizzle of oil. Roll out the remaining dough with your hands or with a rolling pin and cover the fruit filling, sealing the edges well with your fingers.
Spread the remaining grapes on the surface of the dough, sprinkle with the remaining 3 tablespoons of sugar and a drizzle of oil. Put it in the preheated oven at 190 ° and cook for 45-50 minutes or in any case until golden brown. Remove la schiacciata/ flatbread and let it cool completely before serving.
Negli ultimi due decenni molte parole italiane sono state assorbite nelle abitudini di vita di tutto il mondo. Sebbene a volte il significato di queste parole, spesso relative al cibo, ad alcuni sia sconosciuto, sono tuttavia pronunciate con orgoglio. Vorrei che i laboriosi immigrati italiani della metà del XX secolo potessero vedere che l’italiano ora è di moda. Tuttavia, avrai sentito le discussioni che si stanno verificando in Italia negli ultimi anni sul fatto che la lingua italiana ha adottato molte parole straniere in particolare dall’inglese e dal francese. Al centro di queste discussioni c’è L’Accademia della Crusca, fondata nel 1583 a Firenze, i cui fondatori erano originariamente chiamati la brigata dei Crusconi e costituivano un circolo composto da poeti, letterati e giuristi. Questa società di studiosi di linguistica e filologia italiana è il più importante istituto di ricerca sulla lingua italiana, nonché la più antica accademia linguistica del mondo.
In the past couple of decades many Italian words have been absorbed in the lifestyle habits around the world. Although at times the meaning of these words, often pertaining to food, are unknown to some, they are yet uttered with pride. I wish the hard working Italian immigrants of the mid 20th century could see that Italian is now trendy. However, you may have heard the discussions taking place in Italy in recent years over the fact that the Italian language has been adopting many foreign words in particular from English and French. At the forefront of these discussions is L’Accademia della Crusca, founded in 1583 in Florence, whose founders were originally called la brigata dei Crusconi and constituted a circle composed of poets, men of letters, and lawyers. This society of scholars of Italian linguistics and philology is the most important research institution of the Italian language, as well as the oldest linguistic academy in the world.
Il suo obiettivo è di mantenere la purezza della lingua italiana. Infatti il nome Crusca è una metafora per il suo lavoro nel setacciare parole e strutture corrotte (come la crusca è separata dal grano). “Il più bel fior ne coglie”, un famoso verso del poeta italiano Francesco Petrarca è il motto dell’Accademia. Arrivati al 21° secolo c’è la preoccupazione che la lingua italiana svanisca o semplicemente diventi un minestrone. Quindi come ambasciatrice della lingua e della cultura italiana non uso mai parole straniere per sostituire una parola che già esiste in italiano. Quindi non mi sentirai mai dire “hai delle news” invece di “hai delle notizie“ oppure “nel weekend vado al mare” invece di “nel fine settimana vado al mare”.
Its goal is to maintain the purity of the Italian language. In fact Crusca, which means “bran” in Italian, is a metaphor for its work is to sift out corrupt words and structures (as bran is separated from wheat). “Il più bel fior ne coglie” (‘She gathers the fairest flower’), a famous line by the Italian poet Francesco Petrarca is the academy motto. Fast forward to the 21st century and there is concern that the Italian language will vanish or simply become un minestrone. So as an ambassador of the Italian language and culture I never use foreign words to replace a word that already exists in Italian. Therefore, you’ll never hear me say “hai delle news” instead of “hai delle notizie“ oppure “nel weekend vado al mare” instead of “nel fine settimana vado al mare“.
Se hai viaggiato in Italia, avrai notato che gli italiani apprezzano quando gli stranieri si sforzano di parlare in italiano, e non gli dispiace affatto quando pronunci male una parola o fai fatica con alcune parole o frasi, in realtà gli italiani saranno più che felici di aiutarti a dirlo nel modo giusto. Tuttavia, potresti avere problemi a farti capire se usi o pronunci parole in modo errato. Facciamo un po’ di ordine partendo dalle seguenti otto parole che ho notato in Nord America hanno particolarmente bisogno di un po’ di amore!
If you have traveled to Italy, you may have noticed that Italians appreciate it when foreigners make an effort to speak Italian, and they don’t mind it at all when you mispronounce a word or struggle with some words or phrases, actually Italians will be more than happy to help you say it just right. However, you may have problems being understood if you’re using or pronouncing words incorrectly. Let’s make some order starting from following eight words which I noticed in North America are particularly in need of a bit of love!
1. Il biscotto / i biscotti
I biscotti riportano alla memoria i ricordi d’infanzia di quando mia mamma sfornava magicamente infiniti vassoi di biscotti in appena un paio d’ore. La casa si riempiva del dolce profumo di mandorle, vaniglia, cacao, scorza di limone. Mi sembrava di vivere ”in una casa di zucchero”. Preparava abbondanti quantità di biscotti e li conservava nel congelatore per gli ospiti fortunati. Il gigante congelatore era pieno di mostaccioli, amaretti, pesche e anche tante varietà di torte. Oggigiorno i biscotti hanno conquistato il mondo al plurale, giustamente. Ma se ne ordini solo 1, e non so come fai, è un sostantivo maschile singolare ”un biscotto”, mentre il plurale è “biscotti”. Mi sembra comunque tenero sentire qualcuno ordinare i “biscottis”.
Biscotti bring back childhood memories of when my mom would magically “sfornare” /bake endless trays of biscotti in just a couple of hours. The house would be filled with the sweet smell of almonds, vanilla, cacao, lemon zest. I felt like I was living “in una casa di zucchero”. She used to make copious amounts of biscotti and treasure them in the freezer for lucky guests. The giant freezer was packed with mostaccioli, amaretti, pesche, and a variety of cakes, too. Nowadays, biscotti, not biscottis, have taken over the world in their plural form, rightfully so. But if you order just 1, and I don’t know how you do it, it’s a singular masculine noun “un biscotto”, while the plural is “biscotti”. I still think it’s endearing when I hear someone order “a biscottis.”
2. Il gelato
Tutti amano il gelato e molti vogliono provarlo anche se non sanno cosa sia. Come la signora che ho visto una volta precipitarsi in un Caffè/bar a Little Italy in College Street a Toronto chiedendo al barista se poteva avere un “gelaro” apparendo perplessa non sapendo in cosa si stesse cacciando – sicuramente qualcosa di appetitoso secondo i racconti che l’avevano portata lì in primo luogo. Il barista sorrise indicando l’affare misterioso proprio di fronte a lei e disse “…è gelato!” Il gelato più amato al mondo. In italiano la “t” non si pronuncia come una “r”. Assicurati di pronunciare la “t” con la lingua premuta contro la parte posteriore dei denti anteriori in modo da poter essere serviti senza indugio questa prelibatezza italiana congelata!
Everybody loves gelato and many want to try it even if they don’t know what it is. Like the lady who once rushed into a Cafe’ in Little Italy on College Street in Toronto asking the barista if she could have a “gelaro” appearing puzzled and not knowing what she was getting herself into – surely something yummy according to the recounts that led her there in the first place. The barista grinned indicating right in front of her and said “..it’s ice-cream!” The most loved ice-cream in the world, il gelato. The t is not pronounced as an r in Italian. Be sure to voice the t with your tongue against the back of your front teeth so you can be served this frozen Italian delicacy without delay!
3. Il latte
Latte significa latte in italiano, quindi se ordini un “latte” in Italia, ti verrà servito un bicchiere di latte. Se chiedi un “grande” (stile Starbucks), riceverai un grande bicchiere di latte semplicemente! Ma se ci vuoi davvero del caffè dentro, dovrai chiedere un caffè latte, che significa caffè con latte. Inoltre, il mio consiglio, ogni volta che ordini qualsiasi tipo di cibo in Italia di cui non sei sicuro/a, scegli quello “piccolo” per evitare grandi sorprese!
Latte means milk, so if you order a “latte” in Italy, you’ll be served a glass of milk, un bicchiere di latte. If you ask for a “grande” (Starbucks style), you’ll get a big glass of plain milk! But if you actually want some coffee in it, you really want to ask for un caffè latte, which means milk coffee. My advice is that whenever you’re ordering any kind of food in Italy that you’re unsure of, just go for piccolo “small” to avoid big surprises!
4. Il peperone
Questo è stato in realtà l’ostacolo più grande per me all’estero perché non mangio carne. In italiano il peperone è l’ortaggio. Quindi in Italia se chiedi il peperone è esattamente quello che otterrai, sicuramente non le fette di salame. Mentre invece il pepperoni, con la doppia p, è una varietà americana di salame. In italiano si chiama semplicemente salame e basta chiedere quello. Allora, pizza con salame o pizza con peperoni?
This was actually the biggest hurdle for me abroad as I don’t eat meat. In Italian il peperone is the vegetable, the bell pepper. So in Italy if you ask for peperone then that’s exactly what you’ll get, definitely not salami slices. While on the other hand pepperoni, with a double p, is an American variety of salami. In Italian it’s simply called salame and just ask for that. So, pizza con salame or pizza con peperoni?
5. La bruschetta
Che buona la bruschetta! Il problema è che se la pronunci nello stile inglese “brushera” i camerieri italiani in Italia saranno nel pallone! Ovviamente le tre lettere sch sono spesso pronunciate male. Ma se le pronunci bene potrai ordinare la bruschetta anche in Italia. Tecnicamente pronuncia la -s (togli il suono “sh” inglese) e pronuncia “ch” che in italiano è come la “c” di cat o la “k” di kite, e otterrete “brusketta”. E infine la doppia “t”… rendila forte, con la lingua contro i denti anteriori, e dimostra con forza che ci tieni davvero!
Che buona la bruschetta! The problem is that if you pronounce it English style “brushera” Italian waiters in Italy will be clueless! Of course thethree letters sch are often mispronounced. But if you pronounce it right you’ll be able to order la bruschetta in Italy, too. Technically you pronounce the -s (remove the “sh” sound) and pronounce “ch” which in Italian is like the “c” in cat or the “k” in kite, and you’ll get “brusketta”. And finally the double “t”… make it strong, tongue against your front teeth, and show that you really mean it!
6. Pronto vspresto
La parola “pronto” ha un altro cugino italiano che molti ignorano, ed è presto. Oggigiorno ”pronto” è usato per significare essere preparato, disposto, mentre presto significa fra breve o rapidamente! “Sono pronto/a.” Anche quando rispondi al telefono “Pronto, chi parla?” Presto è un altro paio di maniche, per esempio “Arrivo presto.” Quindi, Sei pronto/a per andare in Italia presto?
The word “pronto” has another Italian cousin that many ignore, and that’s presto. Nowadays ”pronto” is used to mean ready and presto means soon! “Sono pronto/a” – I’m ready! Also when you answer the phone “Pronto, chi parla?” Presto has another pair of sleeves, for example “Arrivo presto.” – I’ll be there soon! So, Sei pronto/a per andare in Italia presto?
7. Il problema
Penso che le pubblicità americane abbiano propagato l’errore ”No problemo!”. Si dice “nessun problema”. Le regole grammaticali impongono che i nomi maschili debbano terminare in -o e i nomi femminili in -a. Tuttavia, sono sicura che ormai saprai che in italiano ci sono eccezioni alla maggior parte delle regole ed eccone una. Sebbene la maggior parte dei nomi che terminano in -a siano femminili, ci sono alcuni nomi di origine greca che terminano con il suffisso -ma, che sono ancora maschili nonostante l’ingannevole desinenza -a ed è richiesto l’articolo maschile “il”. Quindi se lo desideri dai pure la colpa di questa eccezione al greco!
I think American commercials have propagated the ”No problemo!” mistake. The proper translation of “nessun problema” is “il problema”. Grammar rules dictate that masculine nouns must end in -o and feminine nouns must end in -a. However, I’m sure you know by now that in Italian there are exceptions to most rules and this is one of them. Although most nouns ending in -a are feminine, there are some nouns of Greek origin ending with the suffixe -ma, which are still masculine despite the deceiving -a ending and the masculine article “il” is required. So go ahead and blame this one on the Greek if wish!
8. Il cannolo / i cannoli
Ahimè, il cannolo proprio come il biscotto rientra nella categoria degli errori col doppio plurale. Il plurale in italiano differisce dalle altre lingue, in quanto non usa la -s, e invece si modifica la vocale che termina la parola: la -o maschile diventa -i e la -a femminile diventa -e. È comprensibile questo errore dato che i cannoli sono così buoni che vorresti moltiplicarli all’infinito chiamandoli cannolis al plurale, ma la grammatica ha i suoi limiti, per fortuna!
Alas, cannolo just like biscotto falls into the double plural mistake category. Pluralizing in italian differs from other languages, as it doesn’t use an -s, instead you modify the vowel at the end: masculine -o becomes -i and femminine -a becomes -e. This mistake is understandable since cannoli are so good you’d like to multiply them infinitely calling them cannolis in the plural form, but grammar has it’s limits, luckily!
Potrebbero esserci altre parole da aggiungere a questa lista, fammi sapere nei commenti se ne hai sentite altre che vengono spesso sbagliate!
There may be more words to add to this list, let me know in the comments if you’ve heard of any other words that are often mistaken!
Maria Messina, la scrittrice siciliana dimenticata
La letteratura era una delle mie materie preferite a scuola. Tuttavia, quando ero più giovane non ero consapovole del fatto che i nostri libri di scuola trascurassero le scrittrici italiane. Leggevamo Machiavelli, Dante, Calvino, ma nei nostri pesanti volumi non c’era menzione di Alda Merini, Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Matilde Serao, Maria Messina,….
Pensavo che non esistessero scrittrici italiane ed è un peccato che le giovani ragazze italiane in particolare non siano a conoscenza delle menti creative femminili del nostro passato. Ho scoperto Maria Messina solo di recente, e mi chiedo quanto avesse potuto essere influente il suo lavoro durante i miei anni formativi.
Literature was one of my favorite subjects in school. However, little did I know when I was younger that our school books neglected to include Italian female writers. We read Machiavelli, Dante, Calvino, but there was no mention in our thick tomes of Alda Merini, Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Matilde Serao, Maria Messina,…. I used to think that there weren’t any female Italian writers and it is a shame that young Italian girls in particular are not aware of the female creative minds of our past. I only discovered Maria Messina recently, and it makes me wonder how influential her work could have been during my formative year.
Maria Messina nacque in provincia di Palermo nel 1887 e fu autodidatta. Il fratello maggiore la incoraggiò ad intraprendere la carriera di scrittrice e all’età di ventidue anni iniziò un’intensa corrispondenza con Giovanni Verga. Pubblicò poi una serie di racconti tra il 1909 e il 1921, tra cui una novella, Luciuzza, pubblicata nel 1914 su una rivista letteraria chiamata Nuova Antologia, grazie al sostegno di Verga. Per molti anni visse a Mistretta, un piccolo paese adagiato sui Monti Nebrodi, dove sono ambientate molte delle sue storie.
Sembra che il suo nome abbia iniziato a svanire lentamente e gradualmente dopo la sua morte prematura, e di conseguenza i suoi libri sono andati fuori stampa, dimenticati dalla storia letteraria del Novecento. Per fortuna nel 1980 fu riscattata dall’oblio e riscoperta da Leonardo Sciascia, tanto che molte sue opere sono state ripubblicate. Ora è tra le scrittrici più celebri del primo Novecento, ed è inclusa nel progetto LeAutricidellaLetteraturaItaliana. Dal 1986 i suoi libri sono stati tradotti in francese, tedesco, inglese e spagnolo.
Maria Messina was born in the province of Palermo in 1887 and was self-educated. Her older brother encouraged her to begin a writing career and at the age of twenty-two she began an intense correspondence with Giovanni Verga. She then published a series of short stories between 1909 and 1921, among which a novella, Luciuzza, published in 1914 in a literary magazine called Nuova Antologia, thanks to Verga’s support. For many years, she lived in Mistretta, a small town nestled in the Nebrodi Mountains, where many of her stories are set. It seems that her name started to fade slowly and gradually after her premature death, so her books went out of print. Forgotten by the literary history of the twentieth century. Luckily in 1980 she was redeemed from oblivion and rediscovered by Leonardo Sciascia so that many of her works were republished. She is now among the most celebrated woman writers of the early 20th century, and is included in The Women Authors of Italian Literature project. Since 1986 her books have been translated into French, German, English, and Spanish.
Tra i temi principali di Messina vi sono l’isolamento e l’oppressione delle giovani donne in Sicilia e nella cultura siciliana. Inoltre, i suoi scritti si concentrano sul dominio maschile e sulla sottomissione femminile che sono inerenti alle relazioni affettive. Il romanzo “La casa nel vicolo” segnò una svolta importante nella scrittura messinese, poiché si avvaleva di condizioni psicologiche. Alcuni credono che Messina non fosse una femminista poiché presentava l’oppressione delle donne come inevitabile e ciclica. Anche se fosse, le sue donne rappresentano potenti dichiarazioni di sfida.
Di recente ho letto “Ragazze siciliane”, pubblicato originariamente nel 1921 dall’editore Le Monnier di Firenze, che comprende 8 racconti i cui temi riguardano, come commenta la stessa autrice in una nota dell’autunno 1920, “figlie di poveri dipendenti e piccoli proprietari […] che abitano in paesini piccoli, chiusi e remoti, dove l’abitudine scandisce un ritmo uguale, dove le notizie e i rumori arrivano tardi, come voci attutite dalla lontananza”. Eppure, anche loro, «pur continuando a camminare nei sentieri tracciati dall’esperienza degli anziani, sognando bambini da cullare, una casa da gestire… parlano del desiderio di libertà».
Among Messina’s main themes are the isolation and oppression of young women in Sicily and in Sicilian culture. Additionally, her writing focuses on male dominance and female submission that are inherent to emotional relationships. The novel “La casa nel vicolo” marked an important turning point in Messina’s writing, as it made use of psychological conditions. Some believe Messina was not a feminist since she presented the oppression of women as inevitable and cyclical. Even so, her women represent powerful statements of challenge. I’ve recently been reading “Sicilian girls”, originally published in 1921 by the publisher Le Monnier of Florence, which includes 8 short stories whose themes concern, as the author herself commented in a note dated autumn 1920, “daughters of poor employees and small owners […] who live in small, closed and remote villages, where habit marks an equal rhythm, where news and noise arrive late, like voices muffled by distance “. Yet, even they, “while continuing to walk in the paths traced by the experience of the elderly, dreaming of babies to be cradled, a house to be managed … they speak of the desire for freedom.”
Maria Messina apre le porte di un mondo mediocre, chiuso nel proprio egoismo e resistente a ogni cambiamento, un mondo piccolo borghese la cui unica preoccupazione è salvare la faccia di fronte alla comunità di cui fa parte. Non è facile evadere da questo universo ristretto e spesso meschino, soprattutto per chi, come le donne che descrive, non è in grado di esercitare la propria libertà interiore. Le “prigioni” che descrive, che racchiudono sia le vittime che i persecutori, sono i circoli chiusi all’interno dei quali i protagonisti si vedono vivere. Nella rinuncia, nella resa, nell’accettazione di ciò che è considerato ineluttabile, non c’è debolezza o accidia, ma il segno di una realtà da scontare.
Dopo aver letto in “Ragazze siciliane” il racconto straziante di una bambina di nome Luciuzza, abbandonata nelle mani dei parenti dopo la prematura scomparsa della madre, mi chiedo quanto di quel mediocre mondo dipinto da Maria Messina appartenga al passato e quanto sia in realtà abilmente nascosto ai nostri giorni.
Maria Messina opens the doors of a mediocre world, closed in its own selfishness and resistant to any change, a world of petty bourgeois whose only concern is to save face in the face of the community to which it belongs. It is not easy to escape from this restricted and often petty universe, especially for those who, like the women she describes, are unable to exercise their inner freedom. The “prisons” she describes, which enclose both the victims and the persecutors, are the closed circles within which the protagonists see themselves living. In the renunciation, in the surrender, in the acceptance of what is considered ineluctable, there is no weakness or sloth, but the sign of a reality to be discounted. After reading in “Sicilian girls” the wrenching short story of a little girl named Luciuzza, abandoned to her relatives after the premature death of her mother, I wondered how much of that mediocre world depicted by Maria Messina belongs to the past and how much is actually shrewdly concealed in our modern day.
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