Studiando l’italiano hai mai incontrato dei verbi seguiti da una preposizione e poi da un altro verbo all’inifinito o al gerundio? Sono dei verbi fraseologici e a volte ti fanno grattare il capo se non sai come usarli! Vediamo in particolare come si usano i verbi fraseologici venire a prendere e andare a prendere.
I verbi venire a prendere e andare a prendere sono chiamati verbi fraseologici. Sono usati davanti a un altro verbo all’infinito o al gerundio e sono spesso accompagnati da una preposizione.
I verbi fraseologici esprimono una particolare azione, per esempio: cominciare a +infinito – (inizio dell’azione) finire di + infinito – (fine dell’azione) continuare a +infinito – (proseguimento dell’azione) stare per + gerundio – (progressività dell’azione)
I verbi venire a + prendere e andarea + prendere indicano il movimento di un’azione.
Vediamo alcune frasi:
Venire a prendere – to come get, pick up
1. Vengo a prendere la mia bici domani quando sarà pronta.
2. Stasera i miei amici vengono a prendere dell’uva del mio orto.
3. Sono venuti a prenderci alla fermata dell’autobus.
4. Ti veniamo a prendere all’aeroporto.
Andare a prendere– to go get, pick up
1. Siete andati a prendere un caffè al bar?
2. Ogni giorno va a prendere la figlia all’uscita dalla scuola.
3. Sono andati a prendere le chiavi dell’appartamento.
4. Domani andremo a prendere del vino in cantina.
Consiglio
Quando hai dei dubbi, per non sbagliare, consulta sempre il dizionario!
Continua a esercitarti nell’Accademia dei Verbi. Troverai tanti esercizi efficaci che ti aiuteranno a coniugare tutti i tempi verbali e a pronunciarli bene:
English version
While studying Italian, have you ever encountered verbs followed by a preposition and then by another verb in the infinitive or gerund? They are phrasal verbs and sometimes they make you scratch your head if you don’t know how to use them! Let’s see in particular how to use the phrasal verbs venire a prendere and andare a prendere.
The verbs venire a prendere and andare a prendere are called phrasal verbs. They are used before another verb in the infinitive or gerund and are often accompanied by a preposition.
Phrasal verbs express a particular action, for example: cominciare a +infinito – (start of an action) finire di + infinito – (end of an action) continuare a +infinito – (continuation of an action) stare per + gerundio – (progression an action)
The verbs venire a + prendere e andarea + prendere indicate the movement of an action.
Let’s have a look at some sentences:
Venire a prendere – to come get, pick up
1. Vengo a prendere la mia bici domani quando sarà pronta. I’ll come get my bike tomorrow when it’s ready.
2. Stasera i miei amici vengono a prendere dell’uva del mio orto. Tonight my friends are coming to get some grapes from my garden.
3. Sono venuti a prenderci alla fermata dell’autobus. They came to pick us up at the bus stop.
4. Ti veniamo a prendere all’aeroporto. We will pick you up at the airport.
Andare a prendere– to go get, pick up
1. Siete andati a prendere un caffe al bar? Have you gone to and get a coffee at the bar?
2. Ogni giorno va a prendere la figlia all’uscita dalla scuola . Every day he goes to pick up his daughter from school.
3. Sono andati a prendere le chiavi dell’appartamento. They went to get the keys to the apartment.
4. Domani andremo a prendere del vino in cantina. Tomorrow we will go to the cellar to get some wine.
Suggestion:
When in doubt, to avoid making mistakes, always consult the dictionary!
Continua a esercitarti (continue to practice) in the Accademia dei Verbi. You will find many effective exercises that will help you conjugate all the verb tenses and pronounce them well:
Articolo scritto in italiano da Gregory Graybill, studioso del vino e dell’italiano. Redatto in italiano e tradotto in inglese da Mirella Colalillo.
Il vino ha avuto un ruolo importante nella cucina italiana e nello sviluppo culinario, infatti la storia della coltivazione e la produzione del vino è cominciata prima dei tempi romani. La formazione della civiltà si è sempre basata sull’agricultura. Il vino soprattutto, era forse l’elemento più utile della trinità dell’agricultura, grano, ulivi e vino, almeno nel mondo antico del sud europa. Salmo 104:15: il vino che allieta il cuore dell’uomo, l’olio che fa risplendere il suo volto e il pane che sostiene il suo cuore.
Il vino ha permesso alla gente antica di immagazzinare calorie per l’inverno. Ma anche dobbiamo ammettere che il vino offriva effetti collaterali deliziosi e divertenti durante le lunghe notti.
È particolarmente interessante che in Italia ci siano più o meno 3,000 varietà di vitigni quando invece consideriamo che ci sono circa 6,000 in tutto il mondo. Perché è importante questo fatto? Secondo me, rappresenta l’importanza per tutto il tempo dello sviluppo dei vigneti selezionati per essere più adatti a condizioni climatiche e territoriali specifiche, parte arte e parte scienza, per produrre un prodotto meraviglioso. Il processo è perso nella storia, ma oggi il risultato finale rimane come antiche rovine romane non costruite di pietra.
Una persona impazzirebbe cercando di conoscere tutti i vini d’Italia. Ma ho cercato di scoprire il più possibile durante le mie vacanze in Italia. Parlerò solo delle regioni vinicole che ho visitato. Tutti conoscono il Chianti e gli altri famosi vini come il Brunello, il Nebiolo, il Barolo. In contrasto voglio parlare di quelli sconosciuti.
Comincio con Lacrima Christi del Vesuvio. Che cos’è un nome? Questi vitigni crescono in terreno vulcanico ed ostile, quasi solo ghiaia, sotto lo sguardo del Vesuvio. Il godimento del vino è ancora maggiore a causa della difficoltà di coltivazione. È un posto antico. Altresì in Campania c’è Aglianico di Irpina sulle montagne. L’uva Aglianico produce un vino ricco in quasi tutto il sud. Lo adoro molto.
Adesso parliamo della Puglia. Il mondo dei vini in Pugila è diverso e speciale, come la storia degli ulivi secolari. Il Primitivo di Manduria è incredibile però non è famoso. Se fosse possibile bere un solo vino, questa sarebbe la mia scelta. Non vale la pena includere il paese di Manduria durante un grande tour d’Italia per la maggioranza, ma ha un valore storico come parte della Magna Grecia. Il terreno è pianeggiante, ma le belle spiagge vicine si ricordano i Caraibi. Le uve maturano al sole brillante e raffreddate dal mare e producendo un vino ad alto contenuto alcolico e molto fruttato. Più a sud in Puglia, in Salento, a Guagnano si incontra il Negroamaro. Il vino è scuro, audace, e anche forse sottovalutato. Gli amanti del vino dovrebbero visitare la Puglia.
San Gimignano attrae un sacco di turisti, come in tutta la Toscana dove i vini rossi sono più famosi e comuni. Comunque La Vernaccia di San Gimignano, un vino bianco, ha origini di più o meno 800 anni fa. La Vernaccia viene menzionata da Dante nel “Purgatorio”. Nell’anno 1960, è stato il primo vino ad ottenere il DOC e poi il DOCG. Le colline offrono un meraviglioso viaggio nel paese dove non ci sono troppo turisti. La Vernaccia è un vino refrescante, un po’ acido ed amaro. Ma ci sono ancora altri posti non menzionati qui.
Tutte le tradizioni enogastronomiche d’Italia nascono da una base di ingredienti artigianali: formaggi, salame, olio, vino, ecc. Raccontano tutti una storia di un tempo e di un luogo. Contengono tanto patrimonio quanto il Colosseo o il Vaticano. Dunque, quando si va in Italia consiglio una visita delle cantine, dei frantoi o dei caseifici. Ho trovato che la maggior parte delle persone in paese è felice di vedere i turisti, forse perché non ce ne sono molti. È possibile soggiornare in una Masseria o Azienda in una zona vinicola per avere un senso del posto. Dopo, si torna a casa, quando degustate un vino magari sarete trasportati con il suo sapore e odore. In questo modo, il vino può essere un ricordo del tuo viaggio, e dei bei momenti. Con un calice di vino sarai più felice.
Gregory Graybill L’autore è nato in California, cresciuto durante il periodo in cui la California stava diventando una famosa regione vinicola. All’università ha studiato biochimica e biologia moleculare maturando un interesse per la produzione di vino. Nel tempo libero ha viaggiato nelle aree vinicole della California, e poi in altri Stati. Ha conseguito i certificati in viticoltura ed enologia. Ha iniziato a viaggiare in Europa nelle regioni vinicole in Spagna, Francia, Germania, Grecia e Italia, dove è andato quattro volte. L’amore per i vini italiani è diventato un motivo importante per andarci, per vedere, annusare e toccare la terra, e per incontrare le persone che sono i custodi delle viti e del vino diventando cosi un conoscitore dei vini d’Italia. Canale YouTube:https://www.youtube.com/@gregthewinetraveler3946
(English version)
Article written in Italian by Gregory Graybill, wine and Italian scholar Edited in Italian and translated into English by Mirella Colalillo.
Wine has played an important role in Italian cuisine and culinary development, in fact the history of cultivation and production of wine began before Roman times. The formation of civilization has always been based on agriculture. Above all, wine was perhaps the most useful element of the trinity of agriculture: wheat, olive trees and wine, at least in the ancient world of southern Europe. Psalm 104:15: Wine that gladdens a man’s heart, oil that makes his face shine, and bread that sustains his heart.
Wine allowed ancient people to store calories for the winter. But also we must admit that wine offered delicious and enjoyable side effects during the long nights.
It is particularly interesting that there are more or less 3,000 varieties of grape varieties in Italy when we consider that there are about 6,000 worldwide. Why is this fact important? In my opinion, it represents the importance all along of the development of vineyards selected to be best suited to specific climatic and territorial conditions, part art and part science, to produce a wonderful product. The process is lost in history, but today the end result remains as ancient Roman ruins not built of stone.
A person would go crazy trying to know all the wines of Italy. But I tried to discover as much as I could during my vacation in Italy. I will only talk about the wine regions I visited. Everyone knows Chianti and the other famous wines such as Brunello, Nebiolo, and Barolo. In contrast I want to talk about the unknown ones.
I’ll start with Lacrima Christi del Vesuvio. What is this, a name? These vines grow in volcanic and hostile soil, almost only gravel, under the gaze of Vesuvius. The enjoyment of the wine is even greater because of the difficulty of cultivation. It is an ancient place. Also in Campania there is Aglianico di Irpina in the mountains. The Aglianico grape produces a rich wine in almost the whole south. I love it very much.
Now let’s talk about Puglia. The world of wines in Pugila is different and special, like the history of centuries-old olive trees. Primitivo di Manduria is incredible, however it is not famous. If it were possible to drink only one wine, this would be my choice. It is not worth including the town of Manduria during a grand tour of Italy for the majority, but it has historical value as part of Magna Graecia. The terrain is flat, but the beautiful beaches nearby are reminiscent of the Caribbean. The grapes ripen in brilliant sunshine and cooled by the sea, producing a high-alcohol, very fruity wine. Further south in Puglia, in Salento, Negroamaro is found in Guagnano. The wine is dark, bold, and even perhaps underrated. Wine lovers should visit Puglia.
San Gimignano attracts a lot of tourists, as in all of Tuscany where red wines are more famous and common. However Vernaccia di San Gimignano, a white wine, dates back to more or less 800 years ago. Vernaccia is mentioned by Dante in “Purgatorio.” In the year 1960, it was the first wine to obtain DOC and then DOCG status. The hills offer a wonderful journey in the country where there are not too many tourists. Vernaccia is a refreshing wine, a little sour and bitter. But there are still other places not mentioned here.
All of Italy’s food and wine traditions stem from a base of artisanal ingredients: cheese, salami, oil, wine, etc. They all tell a story of a time and place. They contain as much heritage as the Colosseum or the Vatican. So, when you go to Italy I recommend a visit to wineries, oil mills or dairies. I have found that most people in the village are happy to see tourists, perhaps because there are not many of them. You can stay in a Masseria or Azienda in a wine area to get a sense of place. Later, when you go back home, you’ll taste a wine and maybe you will be transported with its taste and smell. In this way, the wine can be a reminder of your journey, and of the good times. With a glass of wine you will be happier.
Gregory Graybill The author was born in California, and grew up during the time when California was becoming a famous wine region. In college he studied biochemistry and molecular biology while developing an interest in wine production. In his spare time he traveled to the Californian wine areas, and then to other States. He earned certificates in viticulture and enology. He began traveling in Europe to wine regions in Spain, France, Germany, Greece and Italy, where he went four times. His love for Italian wines became an important reason to go there, to see, smell and touch the land, and to meet the people who are the keepers of the vines and wine, thus becoming a connoisseur of the wines of Italy. YouTube Channel: https://www.youtube.com/@gregthewinetraveler3946
Parole, parole, parole… come cantava Mina. Usare le parole italiane che già conosci e quelle che incontri leggendo, ascoltando musica o parlando con altri italiani, magari in Italia, è la cosa più importante per avanzare nella lingua parlata. Infatti, quando si impara una lingua l’obiettivo è riuscire a comunicare e conversare. Ecco a cosa servono le parole, i suoni, le espressioni… Vediamo come:
mantenere viva una conversazione senza interromperla
utilizzare parole di riempimento o intercalari
esprimere emozioni con interiezioni
mostrare apprezzamento per qualcosa
Parole, parole, parole… as Mina would sing. Using the Italian words you already know and those you come across while reading, listening to music or talking to other Italians, perhaps in Italy, is the most important thing to advance in the spoken language. In fact, when learning a language, the goal is to be able to communicate and converse. That’s what words, sounds, expressions are for… Let’s see how:
to keep a conversation going without interrupting
to use filler words
to express emotions with interjections
to show appreciation for something
Parole italiane per mantenere viva una conversazione
Esiste una categoria di parole ed espressioni che vengono usate per mantenere viva una conversazione. Queste parole ed espressioni aiutano anche a comunicare il nostro accordo, disaccordo e incertezza senza interrompere l’interlocutore. Ecco una lista di alcune delle più comuni.
There is a category of words and expressions that are used to keep a conversation going. These words and expressions also help communicate our agreement, disagreement, and uncertainty without interrupting the other party. Here is a list of some of the more common ones.
parole riempitive o intercalari
In italiano le ‘parole riempitive’ o ‘intercalari’ si usano in abbondanza, come potrai notare dalla lunga lista che ho compilato. Si possono dividere in 3 catogorie: iniziatori, mediani e finalizzatori. Anche se, diciamo che, alcune di queste parole o espressioni si prestano bene in diverse situazioni. Sono particolarmente importanti per dare fluidità ad una conversazione.
In Italian the ‘filler words’, “parole riempitive” o”intercalari” are used in abundance, as you can see from the long list I have compiled. They can be divided into 3 categories: starter words, middle words and ending words. Although, “diciamo”, let’s say that, some of these words or expressions lend themselves well in different situations. They are particularly important for giving fluidity to a conversation.
Le interiezioni in italiano
L’interiezione si usa per esprimere emozioni, stati d’animo e reazioni istintive condensate in una sola espressione, senza legami sintattici con il resto della frase.
The interjection is used to express emotions, moods and instinctive reactions condensed into a single expression, without syntactic links with the rest of the sentence.
16 parole e frasi per dire buonissimo in italiano
Sai, che il proverbio “De gustibus non disputandum est” – Sui gusti non si discute, è uno dei più utilizzati dagli italiani? E comunque non viene utilizzato solo riguardo al cibo, bensi anche per ogni altro tipo di gusto: musica, moda, genere letterario ecc. Nell’articolo di questa settimana però restiamo nel campo del cibo e vediamo tutti i modi per dire “buonissimo” in italiano.
Do you know that the proverb “De gustibus non disputandum est”/ Sui gusti non si discute (there’s no accounting for taste) is one of the most used by Italians? And in any case it is not only used for food, but also for any other type of taste: music, fashion, literary genre, etc. In this week’s article, however, we remain in the field of food and look intl all the ways to say “very good” in Italian.
A volte basta una sola lettera pronunciata in modo errato per cambiare il significato di una parola. Prendiamo come esempio le due parole “rosa” e “rossa”. Con la prima indichiamo il fiore e, trovandosi tra due vocali, la “s” ha un suono sibilante come una “z” dolce. Mentre la seconda è un aggettivo di colore in cui la doppia “s” ha un suono forte. Quindi quando sentiamo “rosa rossa” notiamo la differenza nel suono della “s” il che ci permette di capire che parliamo di un fiore di colore rosso.
La lettera “s” ha 3 suoni particolari:
la doppia “ss“
la “s” che sembra “z”
la “s” normale (parole che iniziano con la “s” o la “s” è accanto ad una consonante
Ecco una lista di parole per esercitari.
Sometimes all it takes is one mispronounced letter to change the meaning of a word. Let’s take as an example, the two words “rosa” and “rossa”. With the first we indicate the flower and, being between two vowels, the “s” has a sibilant sound like a soft “z”. While the second is an adjective of color and the double “s” has a strong sound. So when we hear “rosa rossa” we notice the difference in the sound of the “s” which allows us to understand that we are talking about a red flower.
The letter “s” has 3 particular sounds:
la doppia “ss“/ the double “ss”
la “s” che sembra “z” / the “s” that sounds like “z”
la “s” normale (parole che iniziano con la “s” o la “s” è accanto ad una consonante / words starting with “s” or “s” is next to a consonant
Come usare le forme pronominali confidenziali e di cortesia
(English follows)
La domanda che ti sarai chiesto è: “Quale forma pronominale italiana devo usare per rivolgermi ad una persona….confidenziale/informale o di cortesia /formale?”
Allora vediamo come si usano i diversi pronomi allocutivi: tu, voi, Lei, Ella, Loro.
Pronomi allocutivi Un pronome allocutivo è una forma pronomiale che viene utilizzata per rivolgersi a una persona in modo diretto, come ad esempio “tu”, “lei”, “voi”, “vostra eccellenza”, “signor(e)”, “amico(a)”, “cara/o”, ecc. Un pronome allocutivo viene utilizzato per indicare la persona con cui si sta parlando in modo più diretto e personale, generalmente con l’intento di stabilire un rapporto di familiarità o rispetto.
L’italiano contemporaneo prevede due forme di uso dei pronomi allocutivi nei rapporti interpersonali:
– confidenziali il tu reciproco, riservato in genere ai rapporti informali (amicizie, famiglia, lavoro, con colleghi che si frequentano abitualmente);
– di cortesia(o di rispetto o reverenziali) il “Lei”reciproco, nei rapporti formali (ambito di lavoro e istituzionale fra persone che non si conoscono, rapporti gerarchici). L’uso del “voi” come alternativa al “Lei” nelle situazioni formali è quasi del tutto scomparso e sopravvive in alcuni italiani regionali meridionali.
Nella storia della lingua italiana, il pronome formale ha subito diverse trasformazioni. Fino al Trecento si usavano solo il “tu” e il “voi” come forme di rispetto, sia al singolare che al plurale. In seguito, è stato sostituito dal pronome “Vostra Signoria” in modo formale al singolare e “Vostra Maestà” al plurale per rivolgersi ai nobili e alla famiglia reale. Dal Quattrocento al Seicento si è diffuso gradualmente l’uso del “Lei” probabilmente per l’influsso dello spagnolo usted. Fino ai primi del Novecento“Lei “/ “ella” e “voi” erano usati indistintamente. Nel 1938 il regime fascista ha proibito ufficialmente l’uso del “Lei” a favore del “voi”. È forse proprio questa imposizione ha sancito l’abbandono del voi nel secondo dopoguerra. “Lei” ha di conseguenza acquisito un ruolo più centrale nel linguaggio formale come pronome di cortesia per indicare una persona singola.
Negli ultimi decenni il “tu” ha gradualmente ampliato la sua sfera d’uso, estendendosi a situazioni in cui prima non era previsto. Di fronte a una diversa sensibilità dei parlanti, è consigliabile non abusare del tu in situazioni formali e mantenere il lei, specie con persone che non si conoscono.
Esempi con “Lei”:
1. Mi scusi, Signora, potrebbe ripetere quello che ha detto?
2. La ringrazio per la sua gentilezza e disponibilità.
3. Signore, qui troverà tutte le informazioni di cui ha bisogno.
4. Lei è il nostro cliente più fedele.
Attenzione:
Quando si usa il pronome allocutivo “Lei”, il participio passato del predicato si accorda con il genere della persona alla quale si riferisce
Caro Professore, a lezione ieri (Lei) è stato davvero brillante.
Se però l’allocutivo è in forma di pronome atono, il participio può accordarsi al femminile anche se ci si riferisce a un maschio
Caro Professore, l’ho (la ho) sentita parlare alla conferenza di ieri.
“Loro” può essere usato come pronome di cortesia quando ci si rivolge a persone che non si conoscono molto bene o in situazioni formali. Tuttavia, in Italiano, è più comune utilizzare il pronome “Lei” come forma di cortesia singolare, mentre “Loro” è utilizzato come forma di cortesia plurale.
“Ella” è limitato agli usi burocratici o altamente formali (in questo secondo caso, in riferimento ad alte cariche religiose o civili) e di solito si accompagna all’uso delle maiuscole di reverenza. Anche loro è marcato ormai come molto formale, e viene usato sempre più di rado: per rivolgersi collettivamente a persone alle quali singolarmente si darebbe del lei, oggi si ricorre quasi sempre al “voi“.
Pronomi neutri
Attualmente, in italiano, l’uso dei pronomi di terza persona (lui/lei) è ampiamente diffuso e non prevede l’uso di pronomi neutri per riferirsi a persone non binarie. Tuttavia, sempre più persone usano pronomi alternativi come “loro” o “elle” o “ellx” per riferirsi a sé stessi o ad altre persone non binarie ed includere tutte le identità di genere. Anche se l’uso di questi pronomi non è ancora ampiamente diffuso, è importante rispettare la preferenza di ogni individuo sulla forma di pronome che preferisce usare per sé.
Inoltre, alcuni linguisti e studiosi del linguaggio stanno lavorando per recuperare il genere neutro nella lingua italiana, proponendo nuove forme linguistiche o recuperando forme già esistenti ma poco utilizzate. Tuttavia, questi tentativi non hanno ancora ottenuto un ampio consenso e l’uso del genere neutro nell’italiano attuale è ancora in fase sperimentale.
Ricapitoliamo:
Tu, Maria, sei tanto gentile.
Voi siete bravissime, ragazze!
Signor Neri, Lei ha una padronanza eccellente della lingua italiana.
Ella Ella ha la nostra stima, signor Presidente
Loro sono pregati di entrare.
English version
The question you may have asked yourself is: “Which Italian pronominal form should I use to address a person….formal or informal?”
So let’s see how the different allocutive pronouns are used: tu, voi, Lei, Ella, Loro.
Allocutionary pronouns An allocution pronoun is a pronomial form that is used to address a person directly, such as “tu”/you, “Lei”/you, “voi”/you, “Vostra Eccellenza”/your Excellency, “signor(e)”/Sir, “amico(a)”/friend, “cara/o”/dear, etc. An allocution pronoun is used to indicate the person with whom you are speaking in a more direct and personal way, generally with the intention of establishing a relationship of familiarity or respect.
Contemporary Italian foresees two forms of allocutive pronouns in interpersonal relationships:
– confidential reciprocal “tu”/you, generally reserved for informal relationships (friendships, family, work, with colleagues who meet regularly);
– courtesy (or respect or reverential) the mutual “Lei”, in formal relationships (work and institutional environment between people who don’t know each other, hierarchical relationships). The use of “voi” as an alternative to “Lei” in formal situations is almost entirely disappeared and survives in some southern Italian regions.
In the history of the Italian language, the formal pronoun has undergone several transformations. Until the fourteenth century, only “tu”/you and “voi”/you were used as forms of respect, both in the singular and in the plural. Later, it was replaced by the pronoun “Vostra Signoria”/ “Your lordship” formally in the singular and “Vostra Maestà”/”Your Majesty” in the plural to address nobles and the royal family. From the fifteenth to the seventeenth century the use of “Lei” gradually spread, probably due to the influence of the Spanish “usted”. Until the early twentieth century “Lei “/ “ella” /you, and “voi”/you were used interchangeably. In 1938 the fascist regime officially forbade the use of “Lei” in favor of “Voi”. Perhaps it was precisely this imposition that sanctioned the abandonment of “voi” after the Second World War.”Lei” has consequently acquired a more central role in formal language as a courtesy pronoun for a single person.
In recent decades, “tu” has gradually expanded its sphere of use, extending itself to situations in which it was not previously foreseen. Faced with a different sensibility of the speakers, it is advisable not to abuse “tu” in formal situations and to keep the “Lei”, especially with people who don’t know each other.
Examples with “Lei”:
1. Mi scusi, Signora, potrebbe ripetere quello che ha detto? – Excuse me, Madam, could you repeat what you said?
2. La ringrazio per la sua gentilezza e disponibilità. – Thank you for your kindness and availability.
3. Signore, qui troverà tutte le informazioni di cui ha bisogno. – Sir, here you will find all the information you need.
4. Lei è il nostro cliente più fedele. – You are our most loyal customer.
Attention: When the allocutive pronoun “Lei” is used, the past participle of the predicate agrees with the gender of the person to whom it refers:
Caro Professore, a lezione ieri (Lei) è stato davvero brillante. –Dear Professor, in class yesterday (you) were really brilliant.
However, if the allocutive is in the form of an unstressed pronoun, the participle can agree in the feminine even if it refers to a male:
Caro Professore, l’ho (la ho) sentita parlare alla conferenza di ieri. – Dear Professor, I heard you speak at yesterday’s conference.
“Loro” can be used as a polite pronoun when addressing people who don’t know each other very well or in formal situations. However, in Italian, it is more common to use the pronoun “Lei” as a singular courtesy form, while “Loro” is used as a plural courtesy form.
Examples with “Loro”:
Loro sono invitati a prendere posto al tavolo. – You are invited to take a seat at the table.
Loro gradirebbero una bevanda? – Would you like a drink?
Potrebbero gentilmente fornirci maggiori dettagli sull’argomento? – Could you kindly give us more details on the matter?
Loro hanno fatto un ottimo lavoro. – You’ve done a great job.
“Ella” is limited to bureaucratic or highly formal uses (in the latter case, in reference to high religious or civil offices) and is usually accompanied by the use of capital letters of reverence. Even “Loro” is now marked as very formal, and is used more and more rarely: to collectively address people to whom one would address individually with “you”, today we almost always resort to “voi”.
Neutral pronouns Currently, in Italian, the use of third person pronouns (he/she) is widespread and does not include the use of neuter pronouns to refer to non-binary people. However, more and more people are using alternative pronouns such as “loro/they” or “elle” or “ellx” to refer to themselves or other non-binary people and include all gender identities. While the use of these pronouns is not yet widely used, it is important to respect each individual’s preference on the form of pronoun she prefers to use for herself. Furthermore, some linguists and language scholars are working to recover the neuter gender in the Italian language, proposing new linguistic forms or recovering existing but little-used forms. However, these attempts have not yet achieved widespread acceptance and the use of the neuter gender in present-day Italian is still in an experimental stage.
Let’s recap:
Tu, Maria, sei tanto gentile. – You, Maria, are so kind.
Voi siete bravissime, ragazze! – You are great, girls!
Signor Neri, Lei ha una padronanza eccellente della lingua italiana. – Mr. Neri, you have an excellent command of the Italian language.
Ella ha la nostra stima, signor Presidente. – You have our respect, Mr. President
Loro sono pregati di entrare. – You are requested to enter.
Abbiamo bisogno di una legge per proteggere l’Italiano?
(English version below)
Non vogliamo fare la guerra all’inglese, ma vogliamo rammentare ai parlanti italiani che in molti casi esistono parole italiane utilizzabili, comode e trasparenti. Vogliamo provare a proporle a tutti come possibile alternativa, per promuovere la grande ricchezza lessicale ed espressiva della nostra lingua.
Claudio Marazzini (Presidente dell’Accademia della Crusca)
La domanda che ci poniamo in tanti dopo la proposta di legge sulla lingua italiana del Governo Meloni è questa: Dobbiamo proteggere la lingua italiana dai forestierismi, le parole straniere, e in particolare dall’inglese?
La legge vieterebbe l’uso di termini inglesi in certi ambiti, come la Pubblica Amministrazione, la comunicazione pubblica, nei contratti di lavoro o per specificare i ruoli in azienda e prevederebbe multe da 5000 a 100.000.
E’ un’illusione pensare di poter fare leggi contro l’invasione delle parole? Oppure come suggeriscono gli esperti linguisti, “l’unico vero intervento efficace per la salute della lingua italiana è garantire che tutti abbiano la migliore istruzione possibile e che l’ insegnamento dell’italiano faccia acquisire una migliore consapevolezza linguistica – per tutti e quindi anche per i futuri legislatori, politici e comunicatori pubblici.”
Il desiderio di emulare gli anglofoni ha origini lontane. La parola anglicismo veniva infatti già utilizzata nel 18esimo secolo. Era un periodo in cui l’Europa guardava con ammirazione alle conquiste coloniali, politiche e tecnologiche dell’Inghilterra, il che ha dato il via all’adozione di parole d’origine inglese, gli anglicismi per l’appunto, un’onda che ha seguito un’altra, quella dei francesisimi.
Dei nostri giorni la globalizzazione assieme alla diffusione di termini inglesi nella tecnologia digitale ha reso l’afflusso di anglismi patologico.
Difatti nel 2015 l’Accademia della Crusca, uno dei principali punti di riferimento in Italia e nel mondo per le ricerche sulla lingua italiana, aveva lanciato una petizione per incoraggiare l’uso di parole italiane invece di quelle inglesi.
Gli anglicismi hanno sostituito se non addirittura cancellato quelle italiane.
Guardando il notiziario sentiamo “hub” energetico, quando invece la parola “centro” o “fulcro” sarebbe meglio capita dalla maggioranza degli italiani. Oppure le famose “expenditures” del governo…forse per evitare la parola più limpida:“spese”?
Per non parlare di molte leggi italiane con nomenclature inglesi, tipo: “Il Jobs Act”, “Il Green Pass”,….ecc.
Nelle strade sentiamo parlare di “news”, invece che di “notizie”, di “weekend” invece che di “fine settimana”. Per quanto mi riguarda, quando parlo l’inglese, parlo l’inglese; quando parlo l’italiano, parlo l’italiano e lo stesso vale per il francese e altre lingue che mi diletto ad imparare.
Allora, riinnamoriamoci dell’italiano ascoltando Alessandro Baricco che legge e spiega”La cognizione del dolore” di Carlo Emilio Gadda (noto come il Joyce italiano)
– attivare i sottotitoli per una migliore comprensione –
Lo scrittore Alessandro Baricco inizia dicendo che i grandi scrittori riescono a nominare la vita, le cose. E’ una cosa preziosa perché si danno i nomi alle cose per difendersi da esse.
“I grandi scrittori sono straordinari perché sanno nominare le zone più semplici e complicate della nostra esperienza. Non raccontano solo storie, nominano la vita…
Gadda lavorava con la nostra lingua e siamo gli unici al mondo che possiamo veramente capire e goderci fino in fondo cosa lui ha fatto. Tutte le traduzioni perdono per strada molto di quello che lui era riuscito a combinare. Sapeva nominare le cose più strane con una esattezza e bellezza quasi irripetibili.
Leggiamo due capoversi di circa dieci righe dell’ultima pagina del libro “La cognizione del dolore”, un libro che non ha mai finito (lui non amava molto finire le cose).
Una vecchia signora che è stata aggredita di notte e sta per morire, ma non si sa se morirà. Hanno passato la notte a cercare di curarla e adesso lei è stesa nel suo letto in una stanza in un’agonia silenziosa nell’ultimo brandello di notte prima dell’alba.”
“Lasciamola tranquilla”, disse il dottoe. Andate, uscite. Nella stanchezza senza soccorso in cui il povero volto si dovette raccogliere tumefatto, come in un estremo recupero della sua dignità, parve a tutti di leggere la parola terribile della morte e la sovrana coscienza dell’impossibiltà di dire: Io.”
“Si fa fatica a tenere insieme questo corpo che sta per morire. E pensiamo se tutto finisce così allora cosa si salva di tutto quello che ho fatto. Perché facciamo tutto questo? Tutto questo lo sappiamo, ma a saperla a dire in una riga con esattezza…..”
“L’ausilio dell’arte medica, lenimento, pezzuole, dissimulòin parte l’orrore. Si udiva il residuo d’acqua e alcool delle pezzuole strizzate ricadere gocciolando in una bacinella.”
“Una inquadratura cinematografica molto stretta. Lui te la vende come un suono ‘si udiva‘, ma in realtà te la sta facendo vedere.”
“E alle stecche delle persane, già l’alba.”
“C’era da dire che stava per cominciare il giorno. Gadda era preciso. Non dice persiane, ma alle stecche e non c’è verbo. L’alba infatti si vede nelle stecche delle persiane. Più sei esatto e non vago, più quel nome resisterà.”
“Il gallo, improvvisamente, la suscitòdai monti lontani, perentorio e ignaro, come ogni volta. La invitava ad accedere e ad elencare i gelsi, nella solitudine della campagna apparita.”
“Elencare i gelsi….arriva la luce, il primo gelso, il secondo….E’ quello che fa la luce: elenca. In tre parole c’è un movimento e un senso della bellezza… La danza dell’alba che nessuna traduzione nel mondo potrebbe salvare. Noi possiamo sentire la danza dell’alba. Gadda aveva il senso della bellezza.
Quest’ultima frase molto italiana, è melodia, è un canto, oltre ad essere precisa, esatta, è musica.
Chiunque di noi sente che quella è la musica giusta, ritmo e melodia.
L’ultima frase del tema “nome” tac…..per sempre….
Noi abbiamo una bellissima lingua, l’italiano, che lui usava da Dio.”
“We don’t want to wage war on English, but we want to remind Italian speakers that in many cases there are usable, comfortable and transparent Italian words. We want to try to offer them to everyone as a possible alternative, to promote the great lexical and expressive richness of our language.” Claudio Marazzini (President of the Accademia della Crusca)
The question that many of us are asking after the Meloni government’s bill on Italian language is this: Should we protect the Italian language from foreign words, and in particular from English?
The law would prohibit the use of English terms in certain areas, such as the Public Administration, public communication, in employment contracts or to specify roles in a company and would provide for fines from 5,000 to 100,000.
Is it an illusion to think you can make laws against the invasion of words? Or as linguist experts suggest, “the only truly effective intervention for the health of the Italian language is to ensure that everyone has the best possible education and that teaching Italian leads to better linguistic awareness – for everyone and therefore also for future lawmakers, politicians and public communicators.”
The desire to emulate English speakers has distant origins. The word Anglicism was in fact already used in the 18th century. It was a time when Europe looked up to England’s colonial, political and technological achievements, which gave rise to the adoption of words of English origin, anglicisms to be precise, a wave that followed another one, that of the frenchisms.
Today’s globalization coupled with the spread of English terms into digital technology has made the influx of Anglicisms pathological.
In fact, in 2015 the Accademia della Crusca, one of the main points of reference in Italy and in the world for research on the Italian language, had launched a petition to encourage the use of Italian words instead of English ones.
Anglicisms have replaced or even canceled Italian words.
Watching the news we hear about “hub” energetico, when instead the words “centro” or “fulcro” energetico would be better understood by the majority of Italians. Or the famous government “expenditures”… perhaps to avoid the clearer word: “spese” in Italian?
Not to mention many Italian laws with English nomenclature, such as: “The Jobs Act”, “The Green Pass”,….etc.
In the streets we hear “news” instead of “notizia”, “weekend” instead of “fine settimana”. For me, when I speak English, I speak English; when I speak Italian, I speak Italian, and the same goes for French and other languages that I enjoy learning.
So, let’s fall in love with Italian again by listening to Alessandro Baricco read and explain “La cognizione del dolore” / “The Cognition of Pain” by Carlo Emilio Gadda (known as the Italian Joyce)
– activate the subtitles of the video above for a better understanding –
The writer Alessandro Baricco begins by saying that great writers manage to name life, things. It is a precious thing because things are given names to defend ourselves against them.
“Great writers are extraordinary because they know how to name the simplest and most complicated areas of our experience. They don’t just tell stories, they name life…
Gadda worked with our language and we are the only ones in the world who can truly understand and fully enjoy what he did. All translations lose much of what he had managed to accomplish by the wayside. He knew how to name the strangest things with almost unrepeatable accuracy and beauty.
We’ll read two paragraphs about ten lines long from the last page of the book “The Cognition of Pain”, a book he never finished (he didn’t really like finishing things).
An old lady who was attacked at night and is about to die, but it is not known whether she will die. They spent the night trying to treat her and now she lies in her bed in a room in silent agony in the last shred of night before dawn.”
“Let’s leave her alone,” said the doctor. Go, exit. In the unaided tiredness in which the poor face had to compose itself swollen, as in an extreme recovery of its dignity, everyone seemed to read the terrible word of death and the sovereign awareness of the impossibility of saying: I. “
“It’s hard to keep this body together that is about to die. And if we think that everything ends like this then what is saved from everything I’ve done. Why do we do all this? We know all this, but knowing how to say it in one line with accuracy…..”
“The aid of medical art, soothing, cloths, partly concealed the horror. You could hear the residue of water and alcohol from the squeezed cloths dripping into a basin.”
“A very tight cinematic shot. He’s selling it to you as a sound, but he’s actually showing it to you.”
“And at the slats, it’s already dawn.”
“It had to be said that the day was about to begin. Gadda was precise. He doesn’t say shutters, but on the slats and there is no verb. In fact, dawn can be seen in the slats of the shutters. The more exact you are and not vague, the more that name will last.”
“The rooster suddenly aroused her from the distant mountains, peremptory and unaware, as every time. He invited her to enter and list the mulberry trees, in the solitude of the countryside that appeared.”
“List the mulberries….the light comes, the first mulberry, the second….It’s what the light does: it lists. In three words there is a movement and a sense of beauty… The dance of the dawn that no translation in the world could save. We can feel the dance of the dawn. Gadda had a sense of beauty.
This last phrase is very Italian, it is melody, it is a song, as well as being precise, exact, it is music.
All of us feel that this is the right music, rhythm and melody.
The last sentence of the theme “name” tac….. forever….
We have a beautiful language, Italian, which he used like God.”
Il Rasoio Vanitoso, una favola di Leonardo da Vinci
Sai, che Leonardo da Vinci tra un’invenzione e l’altra scriveva anche favole? Non c’è da stupirsi ovviamente! Anche perché la favola ha un’ origine popolare antichissima e ha preceduto qualsiasi forma letteraria. La parola “favola”, viene dal latino “fabula”, e significa parlare. Infatti, le favole avevano il ruolo di trasmettere in forma orale, la tradizione, i principi e i valori della società. Pertanto, non era destinata all’educazione dei bambini, ma a dare un significato e fornire riposte agli episodi della vita quotidiana.
Leonardo trasmette con questa favola l’importanza di allenare sempre la propria mente come faceva lui!
IL RASOIO VANITOSO Un giorno il rasoio uscì dal suo manico e si mise a prendere il Sole. Vedendo il Sole che si specchiava sul metallo lucido, il rasoio si riempì d’orgoglio e disse: “Come sono bello: perfino il Sole si specchia su di me. Eppure devo faticare ogni giorno; sono proprio stufo di tagliare barbe. Anzi, sapete cosa faccio? Me ne vado. E non tornerò più alla bottega del barbiere. Mi nasconderò e mi godrò in pace la mia bella vita”. Il rasoio fuggì lontano dalla bottega e si nascose in una grotta, per non essere trovato dal barbiere. Rimase lì per qualche mese, poi uscì dalla grotta e si mise al Sole ma questo non si specchiava più sulla sua lama: il rasoio aveva perso la sua lama ed era coperto di ruggine da cima a fondo. Disperato, si lamentò: “Ah, se solo fossi rimasto alla bottega del barbiere. Avrei dovuto continuare a tagliar barbe, così sarei rimasto ben affilato e lucente; adesso sono solo un ferro vecchio da buttare”. Questo è quel che accade a chi smette di studiare e di esercitarsi e si dà al divertimento: la sua mente, come il ferro, perde filo e lucentezza e si copre della ruggine dell’ignoranza.
(English translation)
Did you know that Leonardo da Vinci also wrote fables between one invention and another? Nothing to be surprised about of course! Also because the fable has a very ancient popular origin and preceded any literary form. The word “favola” (fable) comes from the Latin word “fabula”, and means to speak. In fact, fable had the role of transmitting the tradition, principles and values of society in oral form. Therefore, it was not intended for the education of children, but to give meaning and providing answers to events of everyday life.
Leonardo transmits with this fable the importance of always training one’s mind as he did!
THE VAIN RAZOR One day the razor came out of its handle and began to bask in the sun. Seeing the sun reflected in the shiny metal, the razor was filled with pride and said: “How beautiful I am: even the sun is reflected on me. Yet I have to toil every day; I’m just sick of trimming beards. Actually, you know what I’m going to do? I’m leaving. And I’ll never go back to the barbershop. I’ll hide away and enjoy my beautiful life in peace.” The razor fled away from the shop and hid in a cave, not to be found by the barber. He stayed there for a few months, then he came out of the cave and put himself in the sun, but it no longer reflected on his blade: the razor had lost its blade and was covered in rust from top to bottom. Desperate, he moaned, “Ah, if only I’d stayed at the barbershop. I should have kept trimming beards, so I would have remained sharp and shiny; now I’m just an old piece of iron to throw away”. This is what happens to those who stop studying and practicing and just want to have fun: their mind, like iron, loses its edge and shine, and is covered with the rust of ignorance.