Questi 60 verbi sono fondamentali per viaggiare. Sono strumenti utili per comunicare bene.
Ecco in questo video i primi 3o verbi della lista dei 60 verbi italiani per viaggiare in Italia. Ascolta e ripeti i verbi e le frasi molte volte ad alta voce.
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These 60 verbs are essential for travel. They are useful tools for communicating well.
Here in this video are the first 30 verbs of the list of 60 Italian verbs for traveling in Italy. Listen and repeat the verbs and sentences out loud several times.
Download the PDF to always have the list with you while you study and travel.
Sapevate che gli antichi Romani hanno dedicato il mese di luglio a Giove per l’abbondanza di frutta, verdura e cibo?
E inoltre il nome luglio, “Iulius” in latino, deriva da Giulio Cesare essendo nato intorno alla metà del mese di luglio dell’anno 101 a.C. Prima di essere dedicato al primo imperatore romano da Marco Antonio, questo bel mese estivo si chiamava “Quintilis”, poiché era il quinto mese dell’anno nel calendario di Romolo.
Non c’è da stupirsi che luglio abbia tanti detti e proverbi sopratutto legatiall’agricoltura e alla saggezza dei nostri antenati. Vediamone insieme dieci. Nel video ho incluso brevi clip di undici magnifiche località italiane.
Guarda il video:
Quando luglio è molto caldo, bevi molto e tienti saldo.
significato: Fa caldissimo a luglio sia di notte che di giorno, quindi idratarsi e stare al fresco e indispensabile!
Quando piove a luglio, ti viene il batticuore.
significato: Le piogge esaltano i profumi e la natura tutta attorno risvegliando i nostri sensi e i nostri cuori.
Se luglio gran calura, a gennaio gran freddura.
significato: Se fa molto caldo a luglio si prevede un gennaio molto freddo.
Il mattino scuro di luglio non significa brutta giornata.
significato: Anche se la giornata inizia nuvolosa è molto probabile che il sole spunterà.
Luglio con sacco e staio – porta i chicchi nel granaio.
significato: Nel mese della mietitura il sacco si riempie di chicchi di grano.
Di luglio il temporale, dura poco e non fa male.
significato: A luglio i temporali vanno e vengono senza danni.
Non far tempeste, Luglio mio, sennò il mio vino addio.
significato: Le tempeste non fanno bene al raccolto che non riempiono le ceste d’uva.
Chi vuole un buon rapuglio, lo semini in luglio.
significato: Chi vuole ottenere un’ottima coltivazione di rape è bene che faccia la semina in luglio.
Con luglio soleggiato il vino è assicurato.
significato: Un cielo soleggiato fa crescere l’uva in abbondanza.
Luglio poltrone, porta la zucca col melone.
significato: L’essenza del mese di luglio è racchiusa in questo proverbio, perché è un mese generoso di frutta e finalmente di meritato riposo.
English version
Did you know that the ancient Romans dedicated the month of July to Jupiter for its abundance of fruit, vegetables and food?
And furthermore the name July, “Iulius” in Latin, derives from Julius Caesar having been born around the middle of July in the year 101 BC. Before being dedicated to the first Roman emperor by Mark Antony, this beautiful summer month was called “Quintilis”, since it was the fifth (quinto) month of the year in Romulus’ calendar.
It is no wonder that July has so many sayings and proverbs especially related to agriculture and the wisdom of our ancestors. In the video I included short clips of eleven magnificent Italian locations.
Quando luglio è molto caldo, bevi molto e tienti saldo. – When July is very hot, drink a lot and hold your ground. meaning: It’s very hot in July both at night and during the day, so hydrating and staying cool is essential!
Quando piove a luglio, ti viene il batticuore. – Rain in July makes your heart beat. meaning: The rains enhance the scents and nature all around, awakening our senses and our hearts.
Se Luglio gran calura, a Gennaio gran freddura. – If July is very hot, January is very cold. meaning: If it is very hot in July, a very cold January is expected.
Il mattino scuro di luglio non significa brutta giornata. – The dark morning of July does not imply a bad day. meaning: Even if the day starts cloudy it is very likely that the sun will come out.
Luglio con sacco e staio – porta i chicchi nel granaio. – July with sack and bushel – take the grains to the barn. meaning:In the month of harvest the sack is filled with wheat grains.
Di luglio il temporale, dura poco e non fa male. – The storm in July is short time and causes no damage. meaning: In July, storms come and go without damage.
Non far tempeste, Luglio mio, sennò il mio vino addio. – Don’t make storms, my July, otherwise to my wine I’ll say goodbye. meaning: Storms are not good for the harvest as they do not fill the baskets with grapes.
Chi vuole un buon rapuglio, lo semini in luglio. – Those who want a good turnip crop should sow it in July. meaning: Those who want to obtain an excellent cultivation of turnips should sow in July.
Con luglio soleggiato il vino è assicurato. – With sunny July, wine is guaranteed; meaning: A sunny sky makes grapes grow in abundance.
Luglio poltrone, porta la zucca col melone. – Lazy July, brings pumpkins and melons. meaning: The essence of the month of July is contained in this proverb, because it is a generous month of fruit and finally of well-deserved rest
Come funzionano il discorso diretto e il discorso indiretto?
Per esprimere quello che viene detto da qualcuno si usano due modi differenti: il discorso diretto (frasi dette) e il discorso indiretto (frasi riportate)
1) Maria: “Vai a casa!” – discorso diretto 2) Maria ha detto di andare a casa. – discorso indiretto
Nell’esempio qui sopra abbiamo due frasi diverse:
Nella prima frase vengono scritte esattamente le parole pronunciate da Maria; Maria dice a qualcuno di andare a casa.
Mentre nel secondo caso un narratore riporta la frase di Maria.
DISCORSO DIRETTO
Nel discorso diretto si trascrivono le stesse parole pronunciate dai soggetti all’interno di segni grafici distintivi (< > , ” “ , – ). Il discorso diretto può essere introdotto dai due punti ( : ).
IL DISCORSO INDIRETTO
Nel discorso indiretto si racconta ciò che è stato detto, introdotto di norma con “che“, “a“, “di“, “se“.
DA DIRETTO A INDIRETTO
Un discorso diretto può trasformarsi in un discorso indiretto (e viceversa), ma per avere una frase comprensibile e grammaticalmente corretta si devono cambiare i segni di punteggiatura, i pronomi, i tempi e i modi verbali e gli eventuali aggettivi.
Regola
Discorso diretto
Discorso indiretto
presente -> imperfetto
Lucia ha detto: “vado a Milano”.
Lucia ha detto che andava a Milano.
passato prossimo -> trapassato prossimo
Lucia ha detto: “sono andata a Milano”.
Lucia ha detto che era andata a Milano.
futuro -> condizionale passato
Lucia ha detto: “andrò a Milano”.
Lucia ha detto che sarebbe andata a Milano.
condizionale presente -> condizionale passato
Lucia ha detto: “andrei a Milano”.
Lucia ha detto che sarebbe andata a Milano.
imperfetto -> imperfetto
Lucia ha detto: “andavo a Milano”.
Lucia ha detto che andava a Milano.
imperativo -> infinito
Lucia ha detto: “andiamo Milano”.
Lucia ha detto di andare a Milano.
Prova ad esercitarti: scrivi nei commenti sotto una frase in discorso diretto e trasformala in discorso indiretto.
Scarica qui il programma dei primi 4 moduli dell’Accademia dei Verbi.
Fai alcune lezioni gratuite.
English version
How do direct speech and indirect speech work?
Two different ways are used to express what someone says: direct speech (spoken sentences) and indirect speech (reported sentences).
1) Maria: “Vai a casa!” – direct speech – Maria: ” Go home!” 2) Maria ha detto di andare a casa. – indirect speech – Maria said to go home.
In the example above we have two different sentences:
In the first sentence the exact words spoken by Mary are written; Maria tells someone to go home.
While in the second case a narrator reports Maria’s sentence.
DIRECT SPEECH
In direct speech, the same words pronounced by the characters are transcribed within distinctive graphic signs (< > , ” ” , – ). Direct speech can be introduced by colons ( : )
INDIRECT SPEECH
In indirect speech we tell what has been said, usually introduced with “che“, “a“, “di“, “se“. (“that”, “to”, “of”, “if”)
FROM DIRECT TO INDIRECT
Direct speech can transform into indirect speech (and vice versa), but for the sentence to be understandable and grammatically correct, the punctuation marks, pronouns, tenses and verbal forms and any adjectives must be changed.
Regola
Discorso diretto
Discorso indiretto
presente -> imperfetto
Lucia ha detto: “vado a Milano”.
Lucia ha detto che andava a Milano.
passato prossimo -> trapassato prossimo
Lucia ha detto: “sono andata a Milano”.
Lucia ha detto che era andata a Milano.
futuro -> condizionale passato
Lucia ha detto: “andrò a Milano”.
Lucia ha detto che sarebbe andata a Milano.
condizionale presente -> condizionale passato
Lucia ha detto: “andrei a Milano”.
Lucia ha detto che sarebbe andata a Milano.
imperfetto -> imperfetto
Lucia ha detto: “andavo a Milano”.
Lucia ha detto che andava a Milano.
imperativo -> infinito
Lucia ha detto: “andiamoa Milano”.
Lucia ha detto di andare a Milano.
Try to practice: write a sentence in direct speech in the comments below and transform it into indirect speech.
A Christmas Tale: The Treasure of the Poor by Gabriele D’Annunzio
(English follows)
Ascolta la storia:
Racconta un poeta: C’era una volta non so più in quale terra una coppia di poverelli. Ed erano, questi due poverelli, così miseri che non possedevano nulla, ma proprio nulla di nulla. Non avevano pane da metter nella madia, né madia da mettervi pane. Non avevano casa per mettervi una madia, né campo per fabbricarvi casa. Se avesser posseduto un campo, anche grande quanto un fazzoletto, avrebbero potuto guadagnare tanto da fabbricarvi casa. Se avessero avuto casa, avrebbero potuto mettervi la madia. E se avessero avuto la madia, è certo che in un modo o in un altro, in un angolo o in una fenditura, avrebber potuto trovare un pezzo di pane o almeno una briciola. Ma, non avendo né campo, né casa, né madia, né pane, erano in verità assai tapini. Ma non tanto del pane lamentavano la mancanza quanto della casa. Del pane ne avevano a bastanza per elemosina, e qualche volta avevan anche un po’ di companatico e qualche volta anche un sorso di vino. Ma i poveretti avrebber preferito rimaner sempre a digiuno e possedere una casa dove accendere qualche ramo secco o ragionar placidamente d’innanzi alla brace. Quel che v’ha di meglio al mondo, in verità, a preferenza anche del mangiare, è posseder quattro mura per ricoverarsi. Senza le sue quattro mura l’uomo è come una bestia errante. E i due poverelli si sentirono più miseri che mai, in una sera triste della vigilia di Natale, triste soltanto per loro, perché tutti li altri in quella sera hanno il fuoco nel camino e le scarpe quasi affondate nella cenere. Come si lamentavano e tremavano su la via maestra, nella notte buja, s’imbatterono in un gatto che faceva un miagolìo roco e dolce. Era in verità un gatto misero assai, misero quanto loro, poiché non aveva che la pelle su le ossa e pochissimi peli su la pelle. S’egli avesse avuto molti peli su la pelle, certo la sua pelle sarebbe stata in miglior condizione. Se la sua pelle fosse stata in condizion migliore, certo non avrebbe aderito così strettamente alle ossa. E s’egli non avesse avuta la pelle aderente alle ossa, certo sarebbe stato egli forte abbastanza per pigliar topi e per non rimaner così magro. Ma, non avendo peli ed avendo in vece la pelle su l’ossa, egli era in verità un gatto assai meschinello. I poverelli son buoni e s’aiutan fra loro. I due nostri dunque raccolsero il gatto e né pure pensarono a mangiarselo; ché anzi gli diedero un po’ di lardo che avevano avuto per elemosina. Il gatto, com’ebbe mangiato, si mise a camminare d’innanzi a loro e li condusse in una vecchia capanna abbandonata. C’eran là due sgabelli e un focolare, che un raggio di luna illuminò un istante e poi sparve. Ed anche il gatto sparve col raggio di luna, cosicché i due poverelli si trovaron seduti nelle tenebre, d’innanzi al nero focolare che l’assenza del fuoco rendeva ancor più nero. – Ah! – dissero – se avessimo a pena un tizzone! Fa tanto freddo! E sarebbe tanto dolce scaldarsi un poco e raccontare favole! Ma, ohimè, non c’era fuoco nel focolare poiché essi erano miseri, in verità miseri assai. D’un tratto due carboni si accesero in fondo al camino, due bei carboni gialli come l’oro. E il vecchio si fregò le mani, in segno di gioia, dicendo alla sua donna: – Senti che buon caldo? – Sento, sento – rispose la vecchia. E distese le palme aperte innanzi al fuoco. – Soffiaci sopra – ella soggiunse. La brace farà la fiamma. – No – disse l’uomo – si consumerebbe troppo presto. E si misero a ragionare del tempo passato, senza tristezza, poiché si sentivano tutti ringagliarditi dalla vista dei due tizzoni lucenti. I poverelli si contentan di poco e son più felici. I nostri due si rallegrarono, fin nell’intimo cuore, del bel dono di Gesù Bambino, e resero fervide grazie al Bambino Gesù. Tutta la notte continuarono a favoleggiare scaldandosi, sicuri omai d’essere protetti dal Bambino Gesù, poiché i due carboni brillavan sempre come due monete nuove e non si consumavano mai. E, quando venne l’alba, i due poverelli che avevano avuto caldo ed agio tutta la notte, videro in fondo al camino il povero gatto che li guardava da’ suoi grandi occhi d’oro. Ed essi non ad altro fuoco s’erano scaldati che al baglior di quelli occhi. E il gatto disse: – Il tesoro dei poveri è l’illusione.
Prima pubblicazione in «La Tribuna», 22 dicembre 1887, rubrica Favole di Natale, testo siglato dal Duca Minimo. Trascrizione da Gabriele D’Annunzio, Il tesoro dei poveri, in Gabriele D’Annunzio, Tutte le novelle, a cura di Annamaria Andreoli e Marina De Marco, Milano, Mondadori, 1992, pp. 702-704.
English version “The Treasure of the Poor”
A poet says: Once upon a time, I don’t know which land anymore, there lived a poor couple. And these two poor people were so miserable that they owned nothing, absolutely nothing at all. They had no bread to put in the cupboard, nor a cupboard to put bread in. They had no house to put a cupboard in, nor field to build a house. If they had owned a field, even the size of a handkerchief, they could have made money enough to build a house there. If they had a house, they could have put the cupboard there. And if they had had the cupboard, it is certain that in one way or another, in a corner or in a crack, they could have found a piece of bread or at least a crumb. But, having neither field, nor house, nor cupboard, nor bread, they were in truth very miserable. But they didn’t complain about the lack of bread so much as of the house. They had enough bread for alms, and sometimes they even had a bit of bread and sometimes even a sip of wine. But these poor people would have preferred to always remain without food and have a house to light up a few dry branches or calmly talk in front of the embers. What is best in the world, in truth, even better than eating, is to have four walls for shelter. Without his four walls man is like a wandering beast. And these two poor people felt more miserable than ever, on a sad evening on Christmas Eve, sad only for them, because all the others that evening have a fire in the fireplace and shoes almost sinking in the ash. While they were moaning and trembling on the main road, in the dark night, they came across a cat that made a hoarse and sweet meow. It was in truth a very miserable cat, as miserable as them, since it had only the skin on its bones and very few hairs on the skin. If it had had a lot of hair on its skin, its skin would certainly have been in better condition. If its skin had been in better condition, it certainly wouldn’t have clung so tightly to the bone. And if it hadn’t had skin adhering to its bones, it certainly would have been strong enough to catching mice and so as not to remain so thin. But, having no hair and instead having skin on its bones, it was in truth very much a petty cat. Poor people are good and help each other. So our the picked up the cat and didn’t even think about eating it; because in fact they gave it a some lard that they had received for alms. The cat, as soon as it had eaten, began to walk in front of them and led them to an old abandoned hut. There were two stools there and a hearth, which a ray of moonlight illuminated for an instant and then disappeared. And even the cat disappeared with the moonbeam, so that the two poor people found themselves sitting in the darkness, in front of the black hearth which the absence of fire made even blacker. – Ah! – they said – if only we had a piece of coal! It’s very cold! And it would be so sweet to warm up a little and tell fairy tales! But, alas, there was no fire in the hearth because they were miserable, very miserable indeed. Suddenly two coals lit up at the bottom of the fireplace, two beautiful coals as yellow as gold. And the old man rubbed his hands, as a sign of joy, saying to the woman: – Do you feel that good heat? – I feel it, I feel it – replied the old woman. And she spread her open palms before the fire. “Blow on it,” she added. Its embers will make the flame. – No – said the man – it would wear out too soon. And they began to talk about the past time, without sadness, because they all felt refreshed from the sight of the two shining embers. The poor are content with little and are happier. Our two rejoiced, even to their hearts, of the beautiful gift of Baby Jesus, and gave fervent thanks to Baby Jesus. All night they continued to tell stories while warming themselves, now sure of being protected by the Child Jesus, because the two coals always shone like two new coins and were never consumed. And, when dawn came, the two poor people who had been warm and comfortable all night, saw at the bottom of the fireplace the poor cat who looked at them with his big golden eyes. And they had warmed themselves with no other fire than the gleam of those eyes. And the cat said: – The treasure of the poor is illusion.
First publication in «La Tribuna», 22 December 1887, Christmas Fairy Tales column, text signed by Duke Minimus. Transcription from Gabriele D’Annunzio, The treasure of the poor, in Gabriele D’Annunzio, Tutti le novelle, edited by Annamaria Andreoli and Marina De Marco, Milan, Mondadori, 1992, pp. 702-704.
Perfeziona i verbi e la pronuncia italiana nell’Accademia dei Verbi. Troverai tanti esercizi pratici che ti aiuteranno a coniugare tutti i tempi verbali e a pronunciarli bene:
Summer of San Martino (Indian Summer) – legend and traditions
(English follows)
Capita quasi ogni anno, prima che faccia capolino l’inverno, chesi verifichi un’intervallo di bel tempo, con giornate luminose e tiepide nel pieno della stagione autunnale, nel periodo di fine ottobre-inizio novembre.
Un rialzo delle temperature mette in pausa pioggia, nebbia e freddo. Questo fenomeno avvolto da tradizioni e leggende di origine cristiana è conosciuto come l’Estate di San Martino.
La leggenda
“L’Estate di San Martino dura tre giorni e un pochino” è un popolare detto che accompagna la leggenda dell’Estate di San Martino, una tradizione popolare italiana che celebra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno.
Si narra che un freddo giorno d’autunno, molto probabilmente proprio l’11 novembre, Martino uscendo a cavallo da una delle porte della città di Amiens, in Francia, si è imbattuto in un uomo molto povero, nudo e infreddolito. San Martino ha avuto pietà dell’uomo e ha deciso di aiutarlo. Così ha tagliato il suo mantello di lana donandogli la metà.
Pare che dopo pochi istanti abbia smesso di piovere, sia spuntato il sole e la temperatura sia diventata più mite. Quella notte Martino ha sognato Gesù rivelando di essere lui il mendicante. Quindi per commemorare quell’11 novembre San Martino mantiene la sua promessa (quasi) ogni anno, regalando un’interruzione dalla morsa del freddo e un periodo piacevole e mite.
La tradizione
L’Estate di San Martino nei Paesi anglosassoni viene chiamata “Indian Summer” (letteralmente Estate Indiana) ed è nota anche nelle culture francofone e iberofone.
Questa festività in alcune parti d’Italia è associata alla vendemmia e alla raccolta delle olive. In effetti questa piccola pausa di piacevole clima è vista come un momento di transizione e cambiamento verso l’inverno che sta per arrivare.
Una spiegazione scientifica
L’Estate di San Martino ha anche una spiegazione scientifica. Secondo molti esperti l’alta pressione, le alte temperature e il bel tempo sono dovuti all’espansione dell’anticiclone dalla Spagna verso tutto il Mediterraneo.
San Martino, da militare a santo
Martino da Tours è nato intorno al 317 da una nobile famiglia. Si è convertito al cristianesimo dopo l’episodio del mantello ed è stato battezzato. Dopo vent’anni di carriera militare è diventato Vescovo di Tours nel 371. Ha fondato il monastero di Ligugé, il più antico d’Europa.
san martino nella letteratura
L’estate di San Martino è celebrata in diverse poesie e presta il nome anche al titolo di un romanzo. Ricordiamo:
una famosa poesia di Giosuè Carducci, intitolata appunto San Martino.
una poesia di Giovanni PascoliNovembre è dedicata all’Estate di San Martino
anche Cesare Pavese ha dedicato una poesia al periodo intitolata Estate di San Martino.
L’Estate di San Martino (Nachsommer, 1857) è uno dei romanzi più celebri di Stifter.
English version
It happens almost every year, before winter sets in, that there is an interval of good weather, with bright and warm days at the height of the autumn season, in the period from the end of October to the beginning of November.
A rise in temperatures puts a pause on rain, fog and cold. This phenomenon surrounded by traditions and legends of Christian origin is known as “L’Estate di San Martino”, Saint Martin’s Summer.
The legend
“Saint Martin’s Summer lasts three days and a little” (“L’Estate di San Martino dura tre giorni e un pochin) is a popular saying that accompanies the legend of Saint Martin’s Summer, an Italian popular tradition that celebrates the end of summer and the beginning of autumn.
It is said that one cold autumn day, most likely on November 11th, Martino, horse riding out of one of the gates of the city of Amiens, in France, came across a very poor, naked and cold man. Saint Martin took pity on the man and decided to help him. So he cut his woolen cloak and gave him half of it.
It seems that after a few moments it stopped raining, the sun came out and the temperature became milder. That night Martin dreamed of Jesus revealing that he was the beggar. So to commemorate that day of November 11th, Saint Martin keeps his promise (almost) every year, granting an interruption from the grip of the cold and a pleasant and mild period.
The Tradition
Saint Martin’s Summer in Anglo-Saxon countries is called “Indian Summer” and is also known in Francophone and Iberophone cultures.
This holiday in some parts of Italy is associated with the grape harvest and olive harvest. In fact, this small break of pleasant climate is seen as a moment of transition and change towards the winter that is about to arrive.
A scientific explanation
St. Martin’s Summer also has a scientific explanation. According to many experts, the high pressure, high temperatures and good weather are due to the expansion of the anticyclone from Spain towards the entire Mediterranean.
Saint Martin, from soldier to saint
Martin of Tours was born around 317 to a noble family. He converted to Christianity after the cloak episode and was baptized. After twenty years of military career he became Bishop of Tours in 371. He founded the monastery of Ligugé, the oldest in Europe.
Saint Martin in literature
The Estate di San Martino is celebrated in several poems and also lends its name to the title of a novel. We remember:
a famous poem by Giosuè Carducci, entitled San Martino.
a poem by Giovanni Pascoli Novembre is dedicated to the Summer of San Martino
Cesare Pavese also dedicated a poem to the period entitled Summer of San Martino. (Estate di San Martino)
St. Martin’s Summer (Nachsommer, 1857) is one of Stifter’s most famous novels.