google.com, pub-1205142185266664 , DIRECT, f08c47fec0942fa0

Il fornaio celiaco del Rinascimento | Un racconto italiano

The celiac baker of the Renaissance| An Italian short story

(English follows)

Nell’incantevole città di Firenze, nell’italia del XVI secolo, viveva un talentuoso fornaio di nome Lapo. Era rinomato per il suo delizioso pane, le paste e tutti i suoi prodotti da forno che riempivano l’aria di aromi invitanti. Da ragazzo, Lapo aveva sempre amato cucinare insieme al padre, proprietario di un piccolo forno nel cuore di Firenze, e crescendo si appassionò sempre più all’arte della panificazione, sperimentando nuove ricette e tecniche.

Ma i fiorentini non sapevano che Lapo soffriva di una misteriosa malattia nota come celiachia. A quei tempi la conoscenza del glutine e dei suoi effetti sull’organismo era limitata e la condizione di Lapo veniva spesso sottovalutata dai suoi colleghi fornai. Il ventre gli faceva male e si gonfiava dopo aver consumato anche la più piccola quantità di grano, orzo o segale.

I sintomi della malattia tra cui febbri ed emicranie erano debilitanti, comunque nonostante le sue difficoltà, Lapo rifiutò di rinunciare alla sua passione per la panificazione. Sperimentò farine alternative, come il riso e la farina di granoturco, il miglio e la farina di ceci, tuttavia non avevano la stessa consistenza né il sapore del grano. I suoi genitori erano preoccupati per la sua salute e lo spingevano ad abbandonare il suo sogno di diventare fornaio. Malgrado ciò Lapo era determinato a seguire il suo sogno di diventare il miglior fornaio di Firenze.

Un giorno, mentre si cimentava con farine varie, Lapo scoprì che la farina di avena e la farina di grano saraceno non solo erano prive di glutine ma producevano anche un’ottima consistenza ed erano gustose.

Dopo mesi di tentativi ed errori, Lapo finalmente perfezionò le sue ricette utilizzando una combinazione di farine senza glutine. I suoi prodotti da forno erano deliziosi e sicuri da consumare. La notizia delle sue creazioni senza glutine si diffuse rapidamente in tutta Firenze e presto la gente si accalcò nel suo forno per assaggiare le sue prelibatezze.

I suoi pani, fragranti di erbe aromatiche, e decorati con motivi intricati, erano diversi da qualsiasi cosa mai assaggiata prima. L’inebriante profumo dei biscotti appena sfornati attirava anche i palati più esigenti.

Iniziò a fornire pane e maccheroni senza glutine a trattorie e conventi, contentando il crescente numero di persone con restrizioni dietetiche. I cittadini si meravigliarono del fatto che le creazioni di Lapo fossero non solo deliziose bensì soprattutto nutrienti per coloro che prima non avevano potuto godere di tali delizie. Infatti il grano saraceno e l’avena godevano di un eccellente profilo nutrizionale 

Lapo si guadagnò la lode e l’ammirazione dello stesso Duca di Firenze che si accorse della sua ingegnosità e lo invitò a diventare il fornaio ufficiale della corte. Lapo era talmente grato dell’opportunità che lavorava instancabilmente per creare piatti senza glutine squisiti e unici per la corte reale. Le sue paste, tra cui i maccheroni e i vermicelli, venivano condite con uvette e il pane preparato con erbe odorifere e olive.

Siccome Lapo aveva un cuore grande, regalava ai poveri il pane che costituiva la base della loro dieta, e lo mangiavano semplicemente senza condimenti. Potevano contare sulla generosità di Lapo per avere pane ai loro funerali e ai loro matrimoni.

Con il passare degli anni il forno di Lapo divenne sinonimo di eccellenza e innovazione. Le sue creazioni erano ricercate da persone provenienti da tutta Italia, e la sua fama di maestro fornaio si diffuse in lungo e in largo persino in Europa. Nonostante le sfide che dovette affrontare a causa della celiachia, la passione di Lapo per la panificazione lo portò a creare qualcosa di veramente speciale, un’eredità che sarebbe stata ricordata dalle future generazioni di fornai che avrebbero seguito le sue orme.

E così questa storia serve a ricordarci che anche di fronte alle avversità, la determinazione e la creatività possono portare a risultati notevoli. Per Lapo, il fornaio celiaco del Rinascimento, la passione per la panificazione era diventata non solo una vocazione ma un modo per fare la differenza nella vita degli altri.

Racconto di Mirella Colalillo


Leggi il seguente articolo e scarica il PDF con il vocabolario dei cibi senza glutine:

Read the article above and download the PDF with the vocabulary of gluten-free foods

English version

In the enchanting city of Florence in 16th century Italy, there lived a talented baker named Lapo. He was renowned for his delicious breads, pastries and all his baked goods which filled the air with inviting aromas. As a boy, Lapo had always loved cooking together with his father, owner of a small bakery in the heart of Florence, and as he grew up he became increasingly passionate about the art of baking, experimenting with new recipes and techniques.

But the Florentines did not know that Lapo suffered from a mysterious disease known as celiac disease. At that time, knowledge of gluten and its effects on the body was limited and Lapo’s condition was often underestimated by his fellow bakers. His belly ached and bloated after consuming even the smallest amount of wheat, barley or rye.

The symptoms of the disease including fevers and migraines were debilitating, nonetheless despite his difficulties, Lapo refused to give up his passion for baking. He experimented with alternative flours, such as rice and corn flour, millet and chickpea flour, however they did not have the same consistency or flavor as wheat. His parents were worried about his health and urged him to abandon his dream of becoming a baker. Regardless of this Lapo was determined to follow his dream of becoming the best baker in Florence.

One day, while experimenting with various flours, Lapo discovered that oat flour and buckwheat flour were not only gluten-free but also produced an excellent texture and were tasty. After months of trial and error, Lapo finally perfected his recipes using a combination of gluten-free flours. His baked goods were delicious and safe to consume. News of his gluten-free creations quickly spread throughout Florence and soon people were flocking to his bakery to sample his delicacies.

His breads, fragrant with aromatic herbs, and decorated with intricate patterns, were unlike anything anyone had ever tasted before. The heady scent of freshly baked biscuits attracted even the most demanding palates.

He began supplying gluten-free bread and macaroni to trattorias and convents, catering to the growing number of people with dietary restrictions. The citizens were amazed at the fact that Lapo’s creations were not only delicious but above all nutritious for those who had not previously been able to enjoy such delights. In fact, buckwheat flour and oat flour provided an excellent nutritional profile

Lapo earned the praise and admiration of the Duke of Florence himself who noticed his ingenuity and invited him to become the official baker of the court. Lapo was so grateful for the opportunity that he worked tirelessly to create exquisite and unique gluten-free dishes for the royal court. His pastas including macaroni and vermicelli were seasoned with raisins and his breads prepared with odoriferous bulbs and olives.

Since Lapo had a big heart, he gave bread to the poor which was the basis of their diet, and they ate it simply without condiments. They could count on Lapo’s generosity to provide bread for their funerals and weddings.

Over the years, Lapo’s bakery became synonymous with excellence and innovation. His creations were sought after by people from all over Italy, and his fame as a master baker spread far and wide even into Europe. Despite the challenges he faced due to celiac disease, Lapo’s passion for bread making led him to create something truly special, a legacy that would be remembered by future generations of bakers who would follow in his footsteps.

And so this story serves to remind us that even in the face of adversity, determination and creativity can lead to remarkable results. For Lapo, the celiac baker of the Renaissance, the passion for baking had become not only a vocation but a way to make a difference in the lives of others.

Story by Mirella Colalillo


Italy between past and present | L’Italia tra passato e presente

Buon 25 aprile. Oggi per le Festa della Liberazione d’Italia ripenso alla storia italiana dal 1945 ed anche oltre, tipo gli Etruschi e i Sanniti di cui parlerò prossimamente. Certo che abbiamo ancora tanta strada da fare per avere un futuro più stabile.

Happy 25th April. Today for the Italian Liberation Day I think back to Italian history from 1945 and even beyond, like the Etruscans and the Samnites that I will talk about shortly. Of course we still have a long way to go to have a more stable future.

Quando pensi all’Italia, pensi probabilmente a Roma, il cuore antico del mondo Classico ed il centro di uno degli imperi più stimati della storia. Con 7,3 milioni di turisti internazionali nel 2017, la città rimane una destinazione superlativa e una pietra miliare della cultura. Però, prima del Colosseo e del Foro, prima del Pantheon e del Arco di Constantino, quando Roma era solo un piccolo gruppo di cittadine pastorali i cui nomi si perdono nella storia, l’Italia ha appartenuto agli Etruschi.

When you think of Italy, you probably think of Rome, the ancient heart of the Classical world and the center of one of history’s most esteemed empires. With 7.3 million international visitors in 2017, the city remains a top tourist destination and cultural landmark. But before the Colosseum and the Forum, before the Pantheon and the Arch of Constantine, when Rome was just a small collection of pastoral settlements whose names have been long lost to history, Italy belonged to the Etruscans.

Sapevi che Roma è stata due volte capitale d’Italia? La cosa potrebbe non sorprendere poiché nel corso della storia italiana è stata al centro di molteplici vicende che hanno interessato la penisola italiana. Primo fra tutti l’Impero Romano quando la città era veramente l’ombelico del mondo. Successivamente all’interno della Città Stato, che per molti secoli ha posto Roma nel cuore della cristianità. Tuttavia, la città eterna è tra altre quattro città italiane a detenere il titolo di capitale d’Italia.

Did you know that Rome has been the capital of Italy twice? This might not come as a surprise since it has been at the centre of multiple events throughout history that have concerned the Italian peninsula. First and foremost the Roman Empire, when the city was truly the belly of the world. And afterwards within the Church State (Città Stato), which for many centuries established Rome as the heart of Christianity. However, the Eternal city is among four other Italian cities to hold the title of capital of Italy.

Il 2021 è stato un anno difficile non solo a causa della pandemia. L’Italia ha registrato un aumento di migranti sulle coste, oltre 60 mila, e tra quelli che ce l’hanno fatta, c’erano tante mamme e bambini. I femminicidi sono anche aumentati. I miei pensieri vanno a tutte le persone che hanno sofferto e mi auguro che il 2022 porti un po’ di luce.
Allora solleviamoci con alcuni avvenimenti importanti e belli allo stesso tempo.

2021 was a difficult year not only because of the pandemic. Italy has registered an increase in migrants on the coasts, over 60 thousand, and among those who made it, there were many mothers and children. Femicides have also increased. My thoughts go out to all the people who have suffered and I hope that 2022 will bring some light.
So let’s rise up with some events that are important and beautiful at the same time.

Uso la parola inglese “optional” non a caso visto che sempre più parole straniere entrano ogni giorno nel gergo italiano. Così mentre tanti stranieri si prodigano ad impare la nostra bella lingua, i politici italiani la deturpano senza vergogna.

I use the English word “optional” not by chance as more and more foreign words enter Italian jargon every day. So while many foreigners do their utmost to learn our beautiful language, Italian politicians disfigure it without shame.

Nel 2021 l’italia ha compiuto 200 anni. La storia dell’italia, nelle sue secolari  invasioni, conquiste, regni, imperi, ci lascia con una domanda: qual è l’origine del suo nome, Italia?

In 2021 Italy turned 200 years old. The history of Italy, in its centuries-old invasions, conquests, kingdoms, empires, leaves us with a question: what is the origin of its name, Italy?


Top Italian articles of the year | Gli articoli migliori dell’anno

Nel 2021 abbiamo esplorato la lingua italiana, ma anche dei gioielli culturali.
In 2021 we explored the Italian language, but also some cultural jewels.

“Domus volusi fausti”, una scritta davanti a una casa tra le rovine di Pompei –
“I wanted a happy home”, a sign in front of a house in the ruins of Pompeii.

Rintracciamo il percorso fatto insieme quest’anno attraverso la bellissima lingua italiana, la magica cultura, l’infinito vocabolario e, dulcis in fundo, i viaggi nella magnifica terra italiana.

Quale ti è piaciuto di piu?

Let’s trace the journey made together this year through the beautiful Italian language, the magical culture, the infinite vocabulary and, last but not least, traveling to the magnificent Italian land.
Which one did you like the most?

Viaggiare in Italia

Un viaggio virtuale in Campania
– A virtual trip in Campania
Un viaggio virtuale in Trentino-Alto Adige
A virtual trip in Trentino-Alto Adige
Soggiorno gratis a Macchiagodena, Molise, in cambio di un libro
– Free stay in exchange for a book in Macchiagodena, in Molise
10 Castelli Italiani – Storia e fascino
– 10 Italian Castles – History and charm
Villaggi intelligenti
– Smart Villages
Alitalia, l’ultimo volo – economia e storia
– Alitalia, the last flight – Economics and history

Lingua italiana

Scioglilingua basati su una simmetria della frase
– Italian tongue twisters based on sentence symmetry
5 attività per l’ascolto e la pronuncia
– 5 Italian activities for listening and pronunciation
10 Canzoni per praticare l’italiano
– 10 songs to practice Italian
Come usare il futuro anteriore
– How to use futuro anteriore / the future perfect
Come usare ce l’ho – How to use ce l’ho
Come usare l’imperetto prospettivo
– How to use the imperfetto prospettivo
Come usare CI e NE con il verbo PENSARE
– How to use CI and NE with the verb PENSARE

Vocabolario italiano

Come usare le interiezioni in italiano
– How to use interjections in italian
Non fare questi 8 errori di vocabolario italiano
– Don’t make these 8 Italian word mistakes
Impara il vocabolario dei mobili, prima parte
– Learn Italian furniture words: vocabulary list part #1
Impara il vocabolario dei mobili, seconda parte
– Learn Italian furniture words: vocabulary list part #2
La frutta secca
– Dried fruits and nuts

Cultura italiana

Celebriamo il sommo poeta- 2021 l’anno di Dante
– Celebrating the great poet – 2021 the year of Dante
Quiz su Dante e la Divina Commedia
– Quiz on Dante and the Divine Comedy
Maria Messina, la scrittrice siciliana dimenticata
– Maria Messina, the forgotten Sicilian writer
Roma e le altre quattro capitali d’Italia
– Rome and the other four capitals of Italy
Schiacciata con l’uva ricetta
– Grape pizza recipe

Rome and the other four capitals of Italy – Italian history

Roma e le altre quattro capitali d’Italia – Storia italiana

(English follows)

Sapevi che Roma è stata due volte capitale d’Italia? La cosa potrebbe non sorprendere poiché nel corso della storia italiana è stata al centro di molteplici vicende che hanno interessato la penisola italiana. Primo fra tutti l’Impero Romano quando la città era veramente l’ombelico del mondo. Successivamente all’interno della Città Stato, che per molti secoli ha posto Roma nel cuore della cristianità. Tuttavia, la città eterna è tra altre quattro città italiane a detenere il titolo di capitale d’Italia.

Torino (1861)
La città piemontese Torino fu la prima capitale d’Italia nel 1861 quando fu proclamata l’Unità d’Italia. All’epoca Roma non era nemmeno all’interno dei confini nazionali.
Durante la Seconda Guerra d’Indipendenza e la Spedizione dei Mille, guidata da Giuseppe Garibaldi, alcune zone della penisola furono consegnate al Regno di Sardegna governato da Vittorio Emanuele II: la Lombardia, una parte dell’Italia centrale, e tutto il Mezzogiorno, sottratto all’ex Regno delle Due Sicilie.
Nel frattempo lo Stato Pontificio era retto da Papa Pio IX che non era disposto a cedere Roma al nuovo Regno d’Italia.
Oltre i confini italiani c’era anche il Veneto, che era ancora una roccaforte degli austriaci.
Pertanto Torino, già capitale del Regno di Sardegna, fu eletta provvisoriamente come città amministrativa del nuovo Stato.

Firenze (1864)
Il Papa aveva un alleato molto potente, l’imperatore francese Napoleone III, nipote di Napoleone Bonaparte, che stipulò con gli italiani il 15 settembre 1864 un accordo, la Convenzione di Settembre per assicurare che il Regno d’Italia non prendesse Roma. Di conseguenza la capitale definitiva fu trasferita da Torino a Firenze.
Poiché la città, conosciuta come la culla dell’arte, doveva rimanere permanentemente la capitale del giovane Regno italiano, subì importanti opere pubbliche per svolgere il suo nuovo ruolo. Infatti gran parte delle antiche mura del XII secolo furono demolite per far posto a grandi strade e uffici amministrativi. Mentre i maestosi palazzi rinascimentali divennero le sedi dei Ministeri e degli uffici di Stato. Nonostante ciò, il capoluogo fiorentino ebbe vita breve.

Roma (1870)
Le promesse fatte a Napoleone III non furono mantenute, infatti l’Italia era desiderosa di impadronirsi di Roma e vi riuscì nel 1870, attraverso la celebre Breccia di Porta Pia.
La terza capitale d’Italia fu da qui in poi Roma, durante il periodo monarchico che terminò nel 1946 e dopo la proclamazione della Repubblica nello stesso anno.

Brindisi (settembre 1943 – febbraio 1944)
Tuttavia vi furono due brevi eccezioni, note anche come le due capitali della guerra, quando l’Italia fu divisa in due durante la seconda guerra mondiale dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Il Centro-nord era ancora controllato dai nazifascisti, mentre il Sud era già stato liberato dalle forze alleate, che lottavano per avanzare verso nord. Il 10 settembre il re Vittorio Emanuele III e il governo fuggirono a Brindisi, in Puglia, per continuare a governare il paese facendo di Brindisi la quarta capitale d’Italia.

Salerno (febbraio – luglio 1944)
Questo fu il periodo più drammatico della guerra che causò grande devastazione in Italia, ma che portò le forze tedesche al ritiro a nord del fiume Volturno e alla resa di Napoli. Fu così che nel febbraio del 1944 Salerno divenne il centro principale del governo italiano liberato e dove la resistenza reale e il governo. rimasero per 5 mesi.

Roma (1944 -)
Infine quando le truppe americane entrarono a Roma tra il 4 e il 5 giugno 1944, la Città Eterna fu finalmente liberata e in grado di riconquistare il suo ruolo storico.

Roma, Piazza Venezia – Monumento equestre a Vittorio Emanuele II

Did you know that Rome has been the capital of Italy twice? This might not come as a surprise since it has been at the centre of multiple events throughout history that have concerned the Italian peninsula. First and foremost the Roman Empire, when the city was truly the belly of the world. And afterwards within the Church State (Città Stato), which for many centuries established Rome as the heart of Christianity. However, the Eternal city is among four other Italian cities to hold the title of capital of Italy.

Turin (1861)
The piemontese city Turin was the first capital of Italy in 1861, when the Unification of Italy (l’Unità d’Italia) was proclaimed. At the time, Rome was not even within the national borders.
During the Second War of Independence (Seconda Guerra dell’Indipendenza) and la Spedizione dei Mille, lead by Giuseppe Garibaldi, some areas of the peninsula were handed over to the Reign of Sardinia ruled by Vittorio Emanuele II: Lombardy, a part of central Italy, and all of southern Italy (il Mezzogiorno), which was removed from the former kingdom of the two Sicilies (l’ex Regno delle due Sicilie).
In the meantime the Papal State (lo Stato Pontificio) was ruled by Pope Pio IX who was not willing to give up Rome to the new Italian Reign. Beyond the Italian confines there was also Veneto, which was still a stronghold of the Austrians. Therefore Turin, already the capital of the Reign of Sardinia, was temporarily elected as the administrative city of the new State.

Florence (1864)
The Pope had a very powerful alley, the French emperor Napoleon III, nephew of Napoleon Bonaparte, who stipulated with the Italians on September 15, 1864 an agreement, the Convention of September (la Convenzione di Settembre), to ensure the Reign of Italy would not seize Rome. Consequently the definite capital was transferred from Turin to Florence.
Because the city, known as the cradle of art, was supposed to permanently remain the capital of the young Italian Reign, it underwent major public works to fulfill its new role. In fact most of the old 12th century walls were demolished to make room for large roads and administrative offices. While the majestic Renaissance palaces became the seats of the Ministries and the State offices. Despite this, Florence capital lived a short life.

Rome (1870)
The promises made to Napoleon III were not kept, in fact Italy was eager to seize Rome and it managed to do so in 1870, through the renowned Breccia di Porta Pia.
The third capital of Italy was Rome from here on during the Monarchic period which ended in 1946 and after the proclamation of the Republic in the same year.

Brindisi (September 1943 – February 1944)
However there were two short exceptions, also known as the two capitals of the war, when Italy was split in half during WWII after the armistice on September 8, 1943. The Centre-north was still controlled by the Nazi-fascists, while the South had already been liberated by the Allied Forces, who were struggling to advance to the north. On September 10th King Vittorio Emanuele III and the government escaped to Brindisi, in Puglia in order to continue to govern the country making Brindisi the fourth capital of Italy.

Salerno (February – July 1944)
This was the most dramatic period of the war that caused great devastation in Italy, which resulted in German forces withdrawing north of the Volturno river and surrendering Naples. So it was in February 1944 that Salerno became the main centre of the liberated Italian government and where the Royal resistance and government remained for 5 months.

Rome (1944 -)
Finally when the American troops entered Rome between June 4th and 5th 1944, the Eternal City was finally liberated and able to reconquer its historical role.

Emblema dell Republica Italiana

Schiacciata con l’uva ricetta- grape pizza recipe

(English follows)

Sai che con l’uva non si fa solo il vino, ma anche un tipo pizza? Infatti la schiacciata con l’uva è una specialità Toscana. Sono golosa di dolci, quindi penso che ne sfornerò una bella quantità in questa stagione di vendemmia.

Mio padre produceva tanta uva ogni anno intorno alla nostra casa, uva bianca e rossa. Domani 6 settembre sarà il secondo compleanno che non potrò fargli gli auguri. Sono gia passati 18 mesi da quando ci ha lasciati.

La schiacciata con l’uva, dolcissima ricetta della tradizione toscana, si preparava al tempo della vendemmia, quando l’uva era matura ed abbondante e il pane si faceva rigorosamente in casa.
 
Si tratta infatti di un dolce costituito da pasta di pane lievitata, senza sale come vuole la tradizione del centro Italia, uva nera, olio d’oliva e poco zucchero, tutti prodotti legati al territorio. La pasta di pane fa da base e copertura, mentre l’uva viene messa come ripieno e in superficie: il risultato sono quindi due strati di morbida focaccia dolce e due strati di frutta, una vera delizia.

La schiaccia con l’uva è una merenda sana e golosa quanto il Castagnaccio, anch’esso di origine toscana e contadina, anche se meno famosa
 
L’uva è frutta molto preziosa per il nostro organismo: naturalmente ricca di vitamine e sali minerali, contiene anche antiossidanti. Svolge inoltre un’azione diuretica e antinfiammatoria. E poi è buonissima.

La schiaccia con l’uva quindi fa bene al corpo e allo spirito!

INGREDIENTI

  • 400 g di farina 0
  • 7 g di lievito di birra disidratato
  • 6 cucchiai di zucchero semolato
  • 4 cucchiai di olio d’oliva
  • 200 ml di acqua
  • 2 grappoli di uva nera

Come preparare la Schiacciata con l’uva

  1. Per preparare la schiacciata con l’uva fai innanzitutto sciogliere il lievito in metà dell’acqua. Metti la farina nella ciotola della planetaria, unisci il lievito e l’olio; impasta il tanto che serve ad amalgamare e aggiungi, poca alla volta, tutta o parte dell’acqua restante. Regolati in base al composto che non dovrà risultare né troppo morbido né troppo duro. Impastate per circa 15 minuti, fino a ottenere un composto liscio ed elastico. Trasferiscilo in una ciotola, coprilo con pellicola alimentare e fai lievitare fino al raddoppio (ci vorranno circa 2 ore).
  2. Preleva l’impasto lievitato e rovescialo su una spianatoia infarinata. Prendine i 2/3 circa e stendilo con le mani su una teglia quadrata da 23 x 23 cm, foderata di carta forno e unta d’olio. Dovrairicoprire sia la base che parte dei bordi.
  3. Distribuisci sopra i chicchi sgranati di 1 grappolo d’uva, cospargili con 3 cucchiai di zucchero semolato e termina con un giro d’olio. Stendi con le mani, o con il mattarello, la pasta restante e copri il ripieno di frutta, sigillando bene i bordi con le dita.
  4. Distribuisci sulla superficie della pasta gli acini del grappolo d’uva restante, cospargi con i rimanenti 3 cucchiai di zucchero e un filo d’olio. Passa nel forno già caldo a 190° e fai cuocere per 45-50 minuti o comunque fino a doratura. Sforna la schiacciata con l’uva e falla raffreddare completamente prima di servirla. Buon appetito!

(English version)
Do you know that grapes are not used only to make wine, but also a type of pizza? In fact, la schiacciata con l’uva (grape pizza) is a Tuscan specialty. I have a sweet tooth, so I think I’ll be churning out a fair amount this harvest season.

My father produced a lot of grapes every year around our home, white and red grapes.

Tomorrow, September 6 will be the second birthday that I will not be able to wish him a happy birthday. It’s already been 18 months since he left us.

La schiacciata con l’uva, this sweet recipe of the Tuscan tradition, used to be prepared during harvest, when the grapes were ripe and plentiful and bread was strictly homemade.

It is in fact a dessert consisting of leavened bread dough, without salt as the tradition of central Italy dictates, black grapes, olive oil and a little sugar, all products linked to the territory. The bread dough acts as a base and cover, while the grapes are placed as a filling and on the surface: the result is therefore two layers of soft sweet focaccia and two layers of fruit, a real delight.

The schiaccia con l’uva is a healthy and delicious snack as the Castagnaccio, also of Tuscan and peasant origin, although less famous.

Grapes are a very precious fruit for our body: naturally rich in vitamins and minerals, they also contain antioxidants. They also have a diuretic and anti-inflammatory effect. And of course are very good.

La schiaccia con l’uva is therefore good for the body and spirit!

INGREDIENTS:

400 g of flour O
7 g of dehydrated brewer’s yeast
6 tablespoons of granulated sugar
4 tablespoons of olive oil
200 ml of water
2 bunches of black grapes

How to prepare La schiacciata con l’uva

  1. To prepare la schiacciata con l’uva, first dissolve the yeast in half of the water. Put the flour in the bowl, add the yeast and the oil; knead as much as needed and add, little by little, all or part of the remaining water. Adjusted according to the compound that should not be too soft nor too hard. Knead for about 15 minutes, until the mixture is smooth and elastic. Transfer it to a bowl, cover it with cling film and let it rise until doubled (it will take about 2 hours).
  2. Take the leavened dough and turn it over onto a floured pastry board. Take about 2/3 of it and spread it with your hands on a square pan measuring 23 x 23 cm, lined with parchment paper and greased with oil. You will need to cover both the base and part of the edges.
  3. Spread the grains free of seeds of 1 bunch of grapes over it, sprinkle with 3 tablespoons of granulated sugar and finish with a drizzle of oil. Roll out the remaining dough with your hands or with a rolling pin and cover the fruit filling, sealing the edges well with your fingers.
  4. Spread the remaining grapes on the surface of the dough, sprinkle with the remaining 3 tablespoons of sugar and a drizzle of oil. Put it in the preheated oven at 190 ° and cook for 45-50 minutes or in any case until golden brown. Remove la schiacciata/ flatbread and let it cool completely before serving.

    Buon appetito!

Don’t make these 8 Italian word mistakes

Non fare questi 8 errori di vocabolario italiano

Negli ultimi due decenni molte parole italiane sono state assorbite nelle abitudini di vita di tutto il mondo. Sebbene a volte il significato di queste parole, spesso relative al cibo, ad alcuni sia sconosciuto, sono tuttavia pronunciate con orgoglio. Vorrei che i laboriosi immigrati italiani della metà del XX secolo potessero vedere che l’italiano ora è di moda. Tuttavia, avrai sentito le discussioni che si stanno verificando in Italia negli ultimi anni sul fatto che la lingua italiana ha adottato molte parole straniere in particolare dall’inglese e dal francese. Al centro di queste discussioni c’è L’Accademia della Crusca, fondata nel 1583 a Firenze, i cui fondatori erano originariamente chiamati la brigata dei Crusconi e costituivano un circolo composto da poeti, letterati e giuristi. Questa società di studiosi di linguistica e filologia italiana è il più importante istituto di ricerca sulla lingua italiana, nonché la più antica accademia linguistica del mondo.

In the past couple of decades many Italian words have been absorbed in the lifestyle habits around the world. Although at times the meaning of these words, often pertaining to food, are unknown to some, they are yet uttered with pride. I wish the hard working Italian immigrants of the mid 20th century could see that Italian is now trendy. However, you may have heard the discussions taking place in Italy in recent years over the fact that the Italian language has been adopting many foreign words in particular from English and French. At the forefront of these discussions is L’Accademia della Crusca, founded in 1583 in Florence, whose founders were originally called la brigata dei Crusconi and constituted a circle composed of poets, men of letters, and lawyers. This society of scholars of Italian linguistics and philology is the most important research institution of the Italian language, as well as the oldest linguistic academy in the world.

Il suo obiettivo è di mantenere la purezza della lingua italiana. Infatti il nome Crusca è una metafora per il suo lavoro nel setacciare parole e strutture corrotte (come la crusca è separata dal grano). “Il più bel fior ne coglie”, un famoso verso del poeta italiano Francesco Petrarca è il motto dell’Accademia. Arrivati al 21° secolo c’è la preoccupazione che la lingua italiana svanisca o semplicemente diventi un minestrone. Quindi come ambasciatrice della lingua e della cultura italiana non uso mai parole straniere per sostituire una parola che già esiste in italiano. Quindi non mi sentirai mai dire “hai delle news” invece di “hai delle notizie oppure “nel weekend vado al mare” invece di “nel fine settimana vado al mare”.

Its goal is to maintain the purity of the Italian language. In fact Crusca, which means “bran” in Italian, is a metaphor for its work is to sift out corrupt words and structures (as bran is separated from wheat). “Il più bel fior ne coglie” (‘She gathers the fairest flower’), a famous line by the Italian poet Francesco Petrarca is the academy motto. Fast forward to the 21st century and there is concern that the Italian language will vanish or simply become un minestrone. So as an ambassador of the Italian language and culture I never use foreign words to replace a word that already exists in Italian. Therefore, you’ll never hear me say “hai delle news” instead of hai delle notizie oppure “nel weekend vado al mare” instead of “nel fine settimana vado al mare“.

Se hai viaggiato in Italia, avrai notato che gli italiani apprezzano quando gli stranieri si sforzano di parlare in italiano, e non gli dispiace affatto quando pronunci male una parola o fai fatica con alcune parole o frasi, in realtà gli italiani saranno più che felici di aiutarti a dirlo nel modo giusto. Tuttavia, potresti avere problemi a farti capire se usi o pronunci parole in modo errato. Facciamo un po’ di ordine partendo dalle seguenti otto parole che ho notato in Nord America hanno particolarmente bisogno di un po’ di amore!

If you have traveled to Italy, you may have noticed that Italians appreciate it when foreigners make an effort to speak Italian, and they don’t mind it at all when you mispronounce a word or struggle with some words or phrases, actually Italians will be more than happy to help you say it just right. However, you may have problems being understood if you’re using or pronouncing words incorrectly. Let’s make some order starting from following eight words which I noticed in North America are particularly in need of a bit of love!

1. Il biscotto / i biscotti

I biscotti riportano alla memoria i ricordi d’infanzia di quando mia mamma sfornava magicamente infiniti vassoi di biscotti in appena un paio d’ore. La casa si riempiva del dolce profumo di mandorle, vaniglia, cacao, scorza di limone. Mi sembrava di vivere ”in una casa di zucchero”. Preparava abbondanti quantità di biscotti e li conservava nel congelatore per gli ospiti fortunati. Il gigante congelatore era pieno di mostaccioli, amaretti, pesche e anche tante varietà di torte. Oggigiorno i biscotti hanno conquistato il mondo al plurale, giustamente. Ma se ne ordini solo 1, e non so come fai, è un sostantivo maschile singolare ”un biscotto”, mentre il plurale è “biscotti”. Mi sembra comunque tenero sentire qualcuno ordinare i “biscottis”.

Biscotti bring back childhood memories of when my mom would magically “sfornare” /bake endless trays of biscotti in just a couple of hours. The house would be filled with the sweet smell of almonds, vanilla, cacao, lemon zest. I felt like I was living “in una casa di zucchero”. She used to make copious amounts of biscotti and treasure them in the freezer for lucky guests. The giant freezer was packed with mostaccioli, amaretti, pesche, and a variety of cakes, too. Nowadays, biscotti, not biscottis, have taken over the world in their plural form, rightfully so. But if you order just 1, and I don’t know how you do it, it’s a singular masculine noun “un biscotto”, while the plural is “biscotti”. I still think it’s endearing when I hear someone order “a biscottis.”

2. Il gelato

Tutti amano il gelato e molti vogliono provarlo anche se non sanno cosa sia. Come la signora che ho visto una volta precipitarsi in un Caffè/bar a Little Italy in College Street a Toronto chiedendo al barista se poteva avere un “gelaro” apparendo perplessa non sapendo in cosa si stesse cacciando – sicuramente qualcosa di appetitoso secondo i racconti che l’avevano portata lì in primo luogo. Il barista sorrise indicando l’affare misterioso proprio di fronte a lei e disse “…è gelato!” Il gelato più amato al mondo. In italiano la “t” non si pronuncia come una “r”. Assicurati di pronunciare la “t” con la lingua premuta contro la parte posteriore dei denti anteriori in modo da poter essere serviti senza indugio questa prelibatezza italiana congelata!

Everybody loves gelato and many want to try it even if they don’t know what it is. Like the lady who once rushed into a Cafe’ in Little Italy on College Street in Toronto asking the barista if she could have a “gelaro” appearing puzzled and not knowing what she was getting herself into – surely something yummy according to the recounts that led her there in the first place. The barista grinned indicating right in front of her and said “..it’s ice-cream!” The most loved ice-cream in the world, il gelato. The t is not pronounced as an r in Italian. Be sure to voice the t with your tongue against the back of your front teeth so you can be served this frozen Italian delicacy without delay!

3. Il latte

Latte significa latte in italiano, quindi se ordini un “latte” in Italia, ti verrà servito un bicchiere di latte. Se chiedi un “grande” (stile Starbucks), riceverai un grande bicchiere di latte semplicemente! Ma se ci vuoi davvero del caffè dentro, dovrai chiedere un caffè latte, che significa caffè con latte. Inoltre, il mio consiglio, ogni volta che ordini qualsiasi tipo di cibo in Italia di cui non sei sicuro/a, scegli quello “piccolo” per evitare grandi sorprese!

Latte means milk, so if you order a “latte” in Italy, you’ll be served a glass of milk, un bicchiere di latte. If you ask for a “grande” (Starbucks style), you’ll get a big glass of plain milk! But if you actually want some coffee in it, you really want to ask for un caffè latte, which means milk coffee. My advice is that whenever you’re ordering any kind of food in Italy that you’re unsure of, just go for piccolo “small” to avoid big surprises!

4. Il peperone

Questo è stato in realtà l’ostacolo più grande per me all’estero perché non mangio carne. In italiano il peperone è l’ortaggio. Quindi in Italia se chiedi il peperone è esattamente quello che otterrai, sicuramente non le fette di salame. Mentre invece il pepperoni, con la doppia p, è una varietà americana di salame. In italiano si chiama semplicemente salame e basta chiedere quello.
Allora, pizza con salame o pizza con peperoni?

This was actually the biggest hurdle for me abroad as I don’t eat meat. In Italian il peperone is the vegetable, the bell pepper. So in Italy if you ask for peperone then that’s exactly what you’ll get, definitely not salami slices. While on the other hand pepperoni, with a double p, is an American variety of salami. In Italian it’s simply called salame and just ask for that.
So, pizza con salame or pizza con peperoni?

5. La bruschetta

Che buona la bruschetta! Il problema è che se la pronunci nello stile inglese “brushera” i camerieri italiani in Italia saranno nel pallone! Ovviamente le tre lettere sch sono spesso pronunciate male. Ma se le pronunci bene potrai ordinare la bruschetta anche in Italia. Tecnicamente pronuncia la -s (togli il suono “sh” inglese) e pronuncia “ch” che in italiano è come la “c” di cat o la “k” di kite, e otterrete “brusketta”. E infine la doppia “t”… rendila forte, con la lingua contro i denti anteriori, e dimostra con forza che ci tieni davvero!

Che buona la bruschetta! The problem is that if you pronounce it English style “brushera” Italian waiters in Italy will be clueless! Of course thethree letters sch are often mispronounced. But if you pronounce it right you’ll be able to order la bruschetta in Italy, too. Technically you pronounce the -s (remove the “sh” sound) and pronounce “ch” which in Italian is like the “c” in cat or the “k” in kite, and you’ll get “brusketta”. And finally the double “t”… make it strong, tongue against your front teeth, and show that you really mean it!

6. Pronto vs presto

La parola “pronto” ha un altro cugino italiano che molti ignorano, ed è presto. Oggigiorno ”pronto” è usato per significare essere preparato, disposto, mentre presto significa fra breve o rapidamente! “Sono pronto/a.” Anche quando rispondi al telefono “Pronto, chi parla?” Presto è un altro paio di maniche, per esempio “Arrivo presto.”
Quindi, Sei pronto/a per andare in Italia presto?

The word “pronto” has another Italian cousin that many ignore, and that’s presto. Nowadays ”pronto” is used to mean ready and presto means soon! “Sono pronto/a” – I’m ready! Also when you answer the phone “Pronto, chi parla?” Presto has another pair of sleeves, for example “Arrivo presto.” – I’ll be there soon!
So, Sei pronto/a per andare in Italia presto?

7. Il problema

Penso che le pubblicità americane abbiano propagato l’errore ”No problemo!”. Si dice “nessun problema”. Le regole grammaticali impongono che i nomi maschili debbano terminare in -o e i nomi femminili in -a. Tuttavia, sono sicura che ormai saprai che in italiano ci sono eccezioni alla maggior parte delle regole ed eccone una. Sebbene la maggior parte dei nomi che terminano in -a siano femminili, ci sono alcuni nomi di origine greca che terminano con il suffisso -ma, che sono ancora maschili nonostante l’ingannevole desinenza -a ed è richiesto l’articolo maschile “il”. Quindi se lo desideri dai pure la colpa di questa eccezione al greco!

I think American commercials have propagated the ”No problemo!” mistake. The proper translation of “nessun problema” is “il problema”. Grammar rules dictate that masculine nouns must end in -o and feminine nouns must end in -a. However, I’m sure you know by now that in Italian there are exceptions to most rules and this is one of them. Although most nouns ending in -a are feminine, there are some nouns of Greek origin ending with the suffixe -ma, which are still masculine despite the deceiving -a ending and the masculine article “il” is required. So go ahead and blame this one on the Greek if wish!

8. Il cannolo / i cannoli

Ahimè, il cannolo proprio come il biscotto rientra nella categoria degli errori col doppio plurale. Il plurale in italiano differisce dalle altre lingue, in quanto non usa la -s, e invece si modifica la vocale che termina la parola: la -o maschile diventa -i e la -a femminile diventa -e. È comprensibile questo errore dato che i cannoli sono così buoni che vorresti moltiplicarli all’infinito chiamandoli cannolis al plurale, ma la grammatica ha i suoi limiti, per fortuna!

Alas, cannolo just like biscotto falls into the double plural mistake category. Pluralizing in italian differs from other languages, as it doesn’t use an -s, instead you modify the vowel at the end: masculine -o becomes -i and femminine -a becomes -e. This mistake is understandable since cannoli are so good you’d like to multiply them infinitely calling them cannolis in the plural form, but grammar has it’s limits, luckily!

Potrebbero esserci altre parole da aggiungere a questa lista, fammi sapere nei commenti se ne hai sentite altre che vengono spesso sbagliate!

There may be more words to add to this list, let me know in the comments if you’ve heard of any other words that are often mistaken!

A presto!

Mirella


The year of Dante 2021 | Take the quiz on Dante and the Divine Comedy

L’anno di Dante 2021. Quiz su Dante e la Divina Commedia


Continuiamo il nostro viaggio dantesco. La settimana scorsa ho scritto di Dante e dell’anno di Dante 2021 che trovi al seguente link: Celebriamo il sommo poeta- 2021 l’anno di Dante
Ti sarà molto utile prima di fare il quiz di oggi.
Il quiz è in italiano, ma se hai delle difficoltà e hai bisogno di aiuto nella comprensione di qualche domanda fammelo sapere nei commenti e non dimenticare di scrivere anche il tuo punteggio.
Clicca su “view questions” alla fine per vedere le risposte. In bocca al lupo!

Continue reading “The year of Dante 2021 | Take the quiz on Dante and the Divine Comedy”

You cannot copy content of this page